Vivere e morire di turismo “Tot inclòs”

di Maria Fiano – Palma di Maiorca vanta tra i migliori collegamenti aeroportuali di tutta la Spagna con voli diretti dalle più grandi città europee. Il suo aeroporto, Son Sant Joan, terzo, nella penisola, dopo Madrid e Barcellona per importanza e volume di passeggeri trasportati, si trova a pochi chilometri dal centro cittadino. Ed è in via di espansione.
Negli ultimi sei anni (dal 2010 al 2016) il traffico aereo da e per le isole Baleari è aumentato del 24,13% grazie alle compagnie low cost che garantiscono collegamenti rapidi ed economici in ogni periodo dell’anno.
La pressione turistica, negli stessi anni, è aumentata del 22,93% con pesanti conseguenze per le isole che si si traducono in aumento degli affitti, gentrificazione dei quartieri del centro storico, aumento del consumo di acqua potabile, delle numero di automobili in circolazione, della produzione di rifiuti.
E gli abitanti delle isole sono molto preoccupati.

ZTA Zona di turistizzazione avanzata

La tavola rotonda Moviments socials davant el turismo. Una lluita compartida a diferents territoirs i ciutats ha concluso il 30 giugno scorso il corso di “Economia e ecologia politica del turismo” organizzato da alcune associazioni maiorchine: GOB, Cooperativa Hidra e Albasud. Seduti attorno al tavolo della della sala cittadina Flassaders si sono incontrati per la prima volta GOB e Tos Inclos! (Palma), ¿Lavapies donde vas? (Madrid), Assemblea de Barris per un Tursime Sostenible (Barcellona), Entre Barris (Valencia), Morar em Lisboa che riunisce diverse organizzazioni e associazioni di Lisbona, OPA! (Venezia) per confrontarsi sui i danni provocati dal turismo di massa che sta travolgendo moltissime città europee e i loro abitanti. Una sorta di “ludificazione” delle città, per dirla con Baptista (2005), che porta con sé cambi di destinazione d’uso per gli alloggi – da residenziali a turistici -, investimenti di grandi catene alberghiere, trasformazione dei negozi in bancarelle di rapido consumo, e quindi di fatto svuotamento – più che gentrificazione – del centro storico: gli abitanti se ne vanno – sono costretti ad andarsene – per fare posto al via vai turistico, alle due-tre notti di pernottamento e ai souvenir.

Il “boom Lisbona”, racconta Eleonor Duarte (Morar em Lisboa), è esploso negli ultimi trent’anni: una serie di eventi di portata internazionale: Ccapitale della cultura nel 1994, EXPO nel 1998, la Coppa Eura nel 2004, uniti agli sforzi dell’amministrazione cittadina per attrarre visitatori e investimenti stranieri hanno trasformato il centro della città in una zona altamente turistica. Se ne lamentano gli abitanti di Bairro Alto – in pieno centro storico – che subiscono le conseguenze di questa operazione: di fatto espulsi dal loro quartiere e costretti a spostarsi in zone più economiche della città a causa del rincaro degli affitti e del non rinnovo dei contratti di locazione.

È la parabola che accomuna moltissime città europee. La crisi economica, inoltre, e la cosiddetta economia collaborativa hanno intensificato questo processo da una parte giustificando la vocazione turistica come unica soluzione per la ripresa economica, dall’altra offrendo un volto buono, la sharing economy a sostegno delle entrate dell’economia familiare, alla lunga mano della speculazione immobiliare, come mette in evidenza la mappatura degli alloggi turistici fatta dal progetto insideairbnb.com di Murray Cox.

Tutto incluso

Il turismo da crociera è passato dai 9,3 milioni di passeggeri del 2003 ai 23,2 milioni del 2015 (cruise News, 2016).  Uno dei porti che più riflette questa crescita costante è quello di Barcellona che in pochissimi anni si è attestata come la meta principale delle crociere in Europa e il quarto porto crocieristico a livello mondiale a causa sia del processo di turistizzazione che ha investito la città sia dei cambiamenti di rotta del Mediterraneo dovuti all’istabilità politica dei paesi del nord Africa. Le vacanze proposte dalle crociere rispondono alla formula del “tutto incluso” sia a bordo che durante gli scali. Si tratta di vere e proprie città galleggianti che consumano energie, inquinano e producono rifiuti spostandosi di porto in porto a poche centinaia di metri dai centri cittadini.
A Palma di Maiorca, il 1 luglio transitano sette navi da crociera. Nel giro di cinque anni le navi che attraccano nel porto delle Baleari sono passate da 635 a 742, un aumento del 14,42%. Il numero dei passeggeri è aumentato del 21,17%: arrivano sempre più navi e navi sempre più grandi. Ci diamo appuntamento qui per vedere concretamente gli effetti del turismo di crociera e le consegenze che hanno sulla vita sociale ed eonomica della città e dell’isola e per condividere strategie di azione collettiva per arginare i danni e le cnseguenze derivate dalla conversione dei territori e delle città in prodotti di mercificazione turistica: aumento degli affitti, mancanza di spazi per la vita quotidiana, speculazione edilizia, impatto del turismo crocieristico del “tutto incluso”.

“Tot inclòs” è il nome di un periodico militante frutto di un lavoro collettivo di informazione e analisi politica presentato all’apertura dell’incontro di Maiorca. In ventitrè pagine e numerosi articoli affronta le diverse sfaccettature dell’industria del turismo.
L’immagine di una nave da crociera che  solca le vie di una città in mezzo a case e palazzi è stato scelto come manifesto per le azioni di protesta con lo slogan “La città è di chi l’abita e non di chi la visita” che potrebbe diventare strategia di analisi e azione comune.