La scuola ai tempi dei Pfas. Un progetto educativo per insegnare ai giovani a difendere salute e ambiente

Un progetto scolastico che è già giunto al suo quinto anno di vita, questo chiamato “La salute nella terra dei Pfas”, e che ha coinvolto quasi 6 mila studenti di 11 scuole superiori venete. Un progetto nato dal basso, dalla sensibilità di alcuni educatori scolastici e che testimonia quanto l’attenzione dei cittadini sulla questione dell’avvelenamento dagli acidi perfluoroacrilici sia superiore anche rispetto a quella delle istituzioni che, come testimonia il processo in corso alla Miteni, sono state consenzienti se non addirittura complici. 

Quest’anno “la salute nella terra dei Pfas” ha coinvolto cura 900 tra ragazze  ragazze. Donata Albiero, già dirigente scolastica e portavoce della associazione ecologista CiLLSA, Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l’Ambiente, ci racconta perché ha avviato questo progetto realizzato in cooperazione con il Gruppo Educativo Zero Pfas. 

Difendere la salute dei giovani – spiega Donata Albiero – è la ragione principale per la quale siamo entrati nelle scuole. Il nostro obiettivo è cambiare il paradigma culturale ed inserire la salute al primo posto nella scala dei valori, contro la logica del Mercato e del Profitto ad ogni costo. Il nostro obiettivo è risvegliare la coscienza critica delle ragazze e dei ragazzi attraverso un dialogo senza censure. Perché solo così saranno in grado di contribuire alla costruzione di una nuova società civile, più attiva e responsabile, capace di incoraggiare quei cambiamenti politici, economici e sociali coerenti con uno sviluppo umano sostenibile.

Come avete fatto ad interessare gli studenti a questa tematica? 

Prendendo lo spunto dalla tematica relativa ai Pfas, i ragazzi entrano in contatto con le grandi questioni del tempo che sono una responsabilità comune. Scriveva Zygmunt Bauman, “condividiamo tutti lo stesso pianeta e non abbiamo qualche altro posto dove andare, quindi i nostri destini sono molto più interconnessi di quanto saremmo disposti ad ammettere”. Per coinvolgere gli studenti e per far capire che la questione dei Pfas interessa anche loro, abbiamo portato loro tante voci: quelle degli esperti, delle mamme di ragazzi contaminati, quelle di gruppi di cittadini virtuosi e attivi, dei comitati e associazioni che difendono il loro territorio. Tante voci che si identificano in una unica, corale, la voce del movimento No PFAS del Veneto che ha prevalso e prevale sui tentativi autoritari di tacitare le coscienze, di censurare le evidenze dei fatti che, anche senza il nostro impegno, urlano da sé. 

Le autorità scolastiche non hanno cercato di boicottare il vostro progetto?

Certo che sì! Ma non sono riuscite a fermarci né le circolari, pervenute alle scuole del padovano che ricordavano ai presidi che, in nome della neutralità, scientificità e competenza i temi delicati quali quelli relativi ai pfas sarebbero stati meglio affrontati con le istituzioni che se ne occupano. E neppure le diffidenze di tanti dirigenti scolastici e docenti che non volevano ‘correre rischi’ con la nostra presenza. Noi del gruppo educativo Zero Pfas, abbiamo chiaro in testa che il nostro compito è quello di innescare negli studenti un processo di autocoscienza e di consapevolezza, necessario alla crescita dell’autonomia intellettuale. Solo quest’ultima dà ai giovani gli strumenti critici per confrontarsi con una concezione di vita distruttiva per l’uomo e per l’ambiente, oggi dominante, subordinata al solo Profitto. Un ambiente insalubre, oltraggiato, desertificato e depredato non consente lo sviluppo dell’uomo e compromette la stessa sopravvivenza della specie umana. Le pratiche di cittadinanza attiva sono, in questo senso, l’antidoto necessario e indispensabile. Il desiderio di reagire allo scempio che il Mercato fa dell’ambiente si manifesta in una nuova volontà di agire. 

Il movimento No Pfas – conclude Donata Albiero – ha chiaro in  mente che l’informazione e la conoscenza critica da trasferire ai giovani restano una priorità assoluta.Tutti noi siamo all’interno di una problematica che investe sistemicamente l’essenza del nostro modo di vivere: il rapporto tra le grandi multinazionali e il diritto alla salute degli esseri umani. Lo scontro tra Mercato e Natura, che mette in gioco le stesse regole della democrazia, è la questione del giorno, in un pianeta sopraffatto dal dogma della crescita infinita, che manda segnali tanto terrificanti quanto ignorati dai più. Il problema sollevato da questioni legate al degrado ambientale è, per me, ormai, un problema filosofico sulla essenza dell’uomo, sul senso del limite, sul rapporto degli esseri umani con gli altri viventi, piante e animali che convivono assieme a noi nel pianeta.