Subito un biomonitoraggio permanente per rimettere al centro del dibattito politico la salute dei cittadini. Lo chiedono i comitati cittadini e le associazioni ambientaliste del Veneto che lanciano un appello per un presidio domani, sabato 16 aprile, a partire dal 10,30 in piazza del Mercato a Marghera.
Oggetto della mobilitazione è il discusso progetto dell’inceneritore di Fusina.
“Hanno continuato a ripeterci che l’inceneritore di Fusina non avrebbe portato nessun problema per la salute del territorio e dei suoi abitanti e che l’impianto che vogliono costruire è un servizio per la città, per smaltire i suoi rifiuti e farci pagare meno bollette – si legge nel testo dell’appello -. Mese dopo mese però emergono incongruenze, contraddizioni, lacune e addirittura inchieste giudiziarie su alcune aziende promotrici dell’inceneritore”.
Durante la manifestazione, i promotori dell’iniziativa, alla quale ha aderito pressoché l’intero e variegato arcipelago ambientalista del nord est, terranno una conferenza stampa per sottolineare come il vero business dell’impianto sia lo smaltimento di fanghi contaminati. Va tenuto presente che il presidio si svolge a pochi giorni dall’udienza per il ricorso delle associazioni ambientalista presentato in appello al Consiglio di Stato.
L’iniziativa si inserisce in una mobilitazione di carattere ambientale di più grande respiro che ha come controparte una Regione Veneto che certamente non brilla nel campo della difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini.
Pensiamo solo alla questione dei Pfas. La Giunta Zaia non ha ancora attivato un monitoraggio delle analisi del sangue oltre la zona rossa. Eppure sappiamo che queste tossine chimiche sono state trovate nel Po, in Adriatico e in tutto il circuito della catena alimentare. Non istruisce un serio e profondo studio epidemiologico sulla entità inquinata della popolazione regionale. Anzi, cerca di offuscare le indagini sia giudiziarie sia dibattimentali al processo MitEni immettendo strumentalmente nella discussione scientifica il 5° fattore di rischio. Dei carotaggi programmati per monitorare il terreno del sito Miteni solo l’1% è stato eseguito sino ad ora.
Non esiste in questa Regione neppure un piano di intervento ambientale contro i cambiamenti climatici. Da questo punto di vista basterebbe iniziare a monitorare costantemente le alte torri degli inceneritori e delle raffinerie per avere un primo riscontro sulla “qualità” del particolato atmosferico che rientra in circolazione. Ma tant’è che Arpav e il dipartimento socio-sanitario regionale latitano. come è nella loro tradizione. Bruciare i fanghi, i filtri al carbone, le risulte di lavorazione dei pfas è il nuovo progetto rieducativo e di bonifica del territorio che si rifà ai codici elettoralistici del carrozzone governativo di Zaia &C.. Farli “sparire” in atmosfera è il sistema con “maggiori benefici”. Beneficio solo elettorali però. E in questa ottica si collocano gli inceneritori di Legnago, Padova, S. Urbano e questo di Fusina.
“In questa situazione – concludono gli ambientalisti – pretendiamo di sapere con certezza scientifica quali sono i danni alla nostra salute”.