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Il sonno della ragione genera Ecomostri

E il primo fu il Mose. Un’opera nata da una emergenza costruita ad arte per un problema che avrebbe potuto essere risolto con pochi finanziamenti e poco tempo, semplicemente favorendo la ricomposizione di un ambiente naturale lagunare devastato dalla costruzione di porto Marghera e dei canali dei petroli. Ed invece si è scelto di aprire una voragine succhiasoldi affidandola a commissari tutti inquisiti dalla magistratura (con un ventennio di ritardo) ed a imprese in odor di mafia votate a costruire una paradossale linea Maginot di cemento che, lo si sapeva sin dall’inizio, non poteva funzionare.
E’ stata questa la prima delle Grandi Opere che hanno devastato la nostra Penisola, scrivendo quel copione che poi è stato ripetuto nel tempo. Perché, se riesci a stuprare in totale impunità una città sotto gli occhi del mondo come Venezia, puoi fare tutto quello che vuoi dappertutto. Così sono arrivati gli altri Ecomostri.
Tutte opere inutili ai fini che si prefiggevano, devastanti per l’ambiente, finalizzate solo a deviare finanziamenti pubblici al privato e al malaffare per trar profitto dai beni comuni.
Opere realizzate in cantieri presidiati dall’esercito, utili solo a chi le realizzava, politici e imprenditori. Opere che hanno inquinato la stessa democrazia, espropriando diritti, negano la partecipazione e rubando risorse destinate al welfare.

Il nostro Veneto, in questa ottica, è stato un perfetto laboratorio di gestione di questa Shock Economy, ultimo sussulto di una crisi legata alla fine di un ciclo, quello fondato sulle risorse fossili, destinato a chiudersi presto. Una crisi economica strutturale ad una ideologia “sviluppista” – termine da scrivere sempre virgolettato come ci insegna Serge Latouche – che a ben guardare è causa stessa della sua stessa crisi.
La Valdastico – opera talmente inutile che nessuno ha il coraggio di sostenere apertamente ma che, di tanto in tanto, ricompare nelle agende politiche -, la Pedemontana, i cemetifici della Bassa Padovana, l’inquinamento da Pfas che la Regione continua a “monitorare” ma si guarda bene dall’intervenire, la base militare di Vicenza, la Tav tra il Veneto e il Friuli, le Grandi Navi… sono solo alcuni attori che hanno riportato in scena la sceneggiatura già scritto per il Mose.

Di fronte a tanta insulsa devastazione non c’è più la politica a porre freno. Inquinata dalle stesse inesauribili risorse finanziarie destinate agli Ecomostri, espropriata di ogni potere decisionale da una economia che somiglia sempre di più ad una rapina a mano armata, la politica di palazzo non conta più niente. Col solo voto, oramai, si possono certamente peggiorare le cose ma non più cambiarle in meglio. Il grande oceano di democrazia aperto dalla Resistenza, è stato scientificamente ridotto ad un rigagnolo dove le corazzate dei partiti si sono arenate. Dalle fogne a cielo aperto sbucano rigurgiti fascisti e populisti, funzionali al mantenimento dello status quo imposto da una economia fondata sulla crisi, nemica della scienza e dell’umanità, che si ostina a negare la realtà dei cambiamenti climatici.

A pretendere un radicale cambio di rotta ed a gridare che se l’umanità avrà un futuro lo troverà in una nuova economia, basata sulla solidarietà e sulla sostenibilità, e non nei profitti bancari, sono rimasti solo i movimenti di base, le associazioni ambientaliste, i coordinamenti di cittadine e cittadini attenti che difendono i beni comuni e il loro territorio. A tutti costoro, EcoMagazine vuole dare voce.
Nato all’interno dell’assemblea permanente dei movimenti del Nord-Est, per offrire uno spazio informativo ed uno strumento di lotta – perché la corretta informazione è anche un’imprescindibile strumento di lotta – alle tantissime realtà, piccole e grandi, che accendono conflitti ambientali nei loro territori, EcoMagazine si è via via evoluto sino a diventare una piattaforma giornalistica.
Nel luglio del 2017 abbiamo cambiato veste grafica per meglio rispondere alle nove strategie di comunicazione basate sui video, sui social e sulle infografiche, ma continuando a rimanere ciò che siamo stati: un giornale libero ed indipendente che fa informazione su temi ambientali e che racconta quelle storie che chi deve guadagnarsi la pubblicità dell’acqua minerale o della società autostradale per campare, non può raccontare.

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