Non hanno imparato niente. Non è bastata la devastazione industriale – e, per di più, fallimentare – di un’intera provincia a ridosso della laguna più bella del mondo. Non sono bastate le bonifiche mai arrivate. Non sono bastati neppure i continui allarmi chimici, l’ultimo dei quali poco più di 15 giorni fa: l’incendio alla 3V Sigma con tanto di invito a restare a casa con le finestra chiuse “in via precauzionale”. Non è bastato neppure un terrificante consumo di suolo che non ha uguali in nessun’altra Regione d’Italia, e, crediamo, neppure d’Europa. Consumo che periodicamente ci regala inondazioni, acque alte, falde infette, mafie ambientali ed inquinamento. Non è bastata neppure la pandemia che ha accoppato quasi 34 mila persone nel solo territorio regionale. Eppure, è stato scientificamente dimostrato che le polveri sottili e, in generale l’inquinamento atmosferico non solo è un potente veicolo di trasmissione del virus ma è anche un fattore debilitante che abbatte la capacità del metabolismo umano di reagire. Tutto questo non gli ha insegnato nulla. Per i fautori dello “sviluppo a tutti i costi”, ripartire vuol dire ricominciare come prima e, possibilmente, più di prima. Come a voler recuperare ill tempo perduto. E’ questa la “normalità” invocata da Zaia & C. E pazienza se, come dicono i Fridays For Future, “era proprio questa ‘normalità’ la causa del problema”.
Il progetto di un nuovo inceneritore a Fusina, portato avanti dalla Regione Veneto con la complicità dell’amministrazione comunale di Venezia, proprio in piena pandemia, è un perfetto emblema di questo critero di “sviluppo economico” che è la causa dei problemi che abbiamo sopra elencato. Problemi che, proprio in quanto tali, rappresentando una perfetta ed appetibile “merce” per nutrire questo capitalismo da fine mandato che riesce a trasformare in profitto per pochissimi l’ambiente, la salute, i diritti, la stessa vita ed i beni che appartengono a tutti. In Sudamerica, lo chiamano Terricidio. E l’inceneritore di Fusina è una sua bandiera.
“Deve essere chiaro che noi non siamo contrari all’inceneritore perché lo vogliono fare a casa nostra, a Fusina, ma perché va in una direzione opposta a quella che porta alle tanto auspicate bonifiche di Porto Marghera e ad un ciclo virtuoso ed integrato della gestione dei rifiuti” ha spiegato Roberto Trevisan, storico portavoce dell’Assemblea contro il pericolo chimico. Lo ha spiegato ad una grande platea di oltre 600 persone che si sono radunate ieri pomeriggio in piazza Mercato, dietro al Municipio di Marghera. La mobilitazione è stata organizzata, oltre che dall’Assemblea, da Fridays For Future Venezia Mestre, Opzione Zero e Medicina Democratica. 600 persone che si sono radunate per costruire una mobilitazione popolare contro il progetto della Regione e del Comune rispettando rigorosamente le distanze ed i criteri della sicurezza per il contenimento della pandemia. Niente “salvinate” su questa piazza!
L’incontro è stato benedetto da una bella giornata di sole che, diciamocelo senza vergogna, è riuscito a rinfrancarci dopo tutti questi lunghi giorni di chiusura. Una atmosfera di festa allietata dall’immancabile colonna sonora dei Pitura Freska. Come? Sì, c’era anche lui, il mitico Skardy, tra la folla!
Sullo sfondo del grande striscione “Non brucerete in nostro futuro” appeso sulla parte del municipio, l’incontro è stato aperto dai Fridays For Future che, proprio la mattinata avevano occupato in segno di protesta la sede di Veritas. Dopo Trevisan ha preso la parola Mattia Donadel di Opzione Zero che ha illustrato le iniziative di mobilitazione contro l’inceneritore: il ricorso al Tar, una giornata di informazione capillare rivolta a tutta la cittadinanza, il boicottaggio a Veritas a favore di gestori energetici più rispettosi dell’ambiente, la petizione on line che ha già raccolto più di 5 mila firme. “Ma anche se non riuscissimo a fermare l’iter burocratico, ci faremo trovare là, davanti ai cancelli di Veritas per bloccare i camion che trasportano i materiali per la costruzione dell’ecomostro. Non gli permetteremo di incenerire il nostro futuro”.
Prima degli appelli dei medici pediatri che hanno chiesto di non mettere a repentaglio la salute dei bambini e degli interventi dei tanti comitati ambientali di Venezia e della Terraferma (il video integrale ripreso dai FfF è visibile sul nostro canale You Tube), ha preso la parola Gianfranco Bettin, presidente della municipalità e portavoce regionale dei Verdi che ha sottolineato la responsabilità dell’amministrazione fucsia che governa Venezia: “Non è solo il progetto dell’inceneritore che mettiamo in discussione ma la visione del rapporto tra industria e città che vuole imporci chi ci governa e che rappresenta un pericoloso ritorno al passato. Ricordiamoci che Marghera è il luogo in cui è stato messo nero su bianco, nel piano regolatore del ’62, che era legale bruciare qualsiasi sostanza anche nociva alla salute umana. Qui la Regione ha realizzato uno degli inceneritori più infami che abbiamo chiuso nel 2014 ma che per vent’anni ci ha avvelenato facendoci respirare diossina. Per questo, è doppiamente colpevole la decisone dell’amministrazione comunale e del sindaco Brugnaro di supportare dall’Interno il vecchio progetto del presidente Zaia di fare di Marghera la pattumiera del Veneto”.