A un paio di settimane dalla chiusura dell’Expo di Milano, il 12 novembre sono stati arrestati dieci attivisti che parteciparono al corteo “No Expo” del primo maggio 2015. Nel giorno dell’inaugurazione dell’esposizione, circa 50mila manifestanti erano scesi in piazza condividendo l’hashtag “#expofamale”, per rivendicare un’alternativa al “modello dei grandi eventi” e “contro ogni schiavitù”.
Nutrire, pianeta, energia e vita: queste le parole chiave della kermesse internazionale. Ma oggi che l’esposizione si è conclusa, cosa ha lasciato Expo nei nostri territori per dare energia al loro futuro?
La Regione Veneto ha scelto di presentarsi all’Expo come un “Mondonuovo”, con il claim “The old feeling of innovation”. Il sapore antico dell’innovazione – che si è fatto notare in tutta Italia per gli scandali legati alla corruzione che hanno coinvolto in primis la nostra Regione – passa attraverso l’eccellenza enogastronomica del Veneto. Siamo infatti, come ricorda Luca Zaia, la seconda regione agricola d’Italia, con “350 prodotti tipici, 160mila aziende, un Pil 6 miliardi di euro” e “un territorio di qualità, unico nel suo genere a livello paesaggistico”.
Quello che non dice il presidente della Regione, lo ricordano i comitati impegnati quotidianamente nella tutela di questo territorio, che si colloca al secondo posto (dopo la Lombardia) per consumo di suolo in Italia.
L’asfalto è anche la chiave di volta per capire davvero l’esposizione universale (come suggerisce un’inchiesta del mensile Altreconomia). Basti pensare alle “tre autostrade che (…) rappresentano un’ipoteca sul futuro della mobilità in Lombardia”. Stiamo parlando della: “Bre.Be.Mi (tra Brescia e Milano), inaugurata in pompa magna nel luglio 2014, ha già richiesto un intervento pubblico di 320 milioni di euro”; la “Tangenziale Est Esterna (…) al momento vuota (è attivo uno sconto weekend del 45% sui pedaggi per spingere ad usarla)”; la Pedemontana, percorribile solo in alcune tratte.
[Infografica curata da Off Topic.]
A livello regionale, invece, l’investimento fatto dal Veneto per Expo nel biennio 2014-2015 è stato di 5 milioni e mezzo di euro: di questi, 2,5 milioni sono stati spesi in infrastrutture e altri spazi percorribili anche in bicicletta, come la Greenway del Parco del Sile.
Ma, al di là dell’Orto Botanico di Padova e del padiglione “Vino – A taste of Italy” – gestito dentro Expo da Vinitaly e Veronafiere (1,5 milioni di visitatori) -, l’eccellenza veneta per Expo voleva essere senz’altro il padiglione “Acquae”: 14mila metri quadrati di area espositiva con un giardino di 35mila metri quadrati, costruiti accanto al Vega2 di Marghera (Ve).
Il progetto del “padiglione-satellite di Expo” – unico in Italia – è stato costruito dall’azienda Condotte spa (coinvolta anche nel progetto Mose e nell’alta velocità Torino-Milano e Roma-Napoli, oltre a numerose altre grandi opere, tra porti, autostrade, dighe e aeroporti). Ed è costato 30 milioni di euro (oltre ai 10 milioni previsti per l’organizzazione di Aquae Venezia 2015), con l’obiettivo di attirare 50 milioni di euro da 1 milione di visitatori dal 3 maggio al 31 ottobre 2015.
In realtà, i visitatori sono stati 90mila, un flop per questa “spettacolare vetrina” e “centro esclusivo all’avanguardia”, ma che, secondo i gestori, dev’essere considerato “in prospettiva”. Acquae, infatti, “diventerà il fulcro del nuovo polo espositivo e fieristico di Venezia, grazie alla sinergia con il Parco Scientifico Tecnologico e l’Università Ca’ Foscari” e si prepara ad ospitare già alcuni grandi eventi nel 2016. In aprile il Salone della nautica, in collaborazione con Ucina – Confindustria Nautica e I saloni nautici spa; Watec in maggio e Agritech in ottobre, in partnership con l’israeliana Kenes Exhibitions.
Intanto, dall’altra parte del Veneto, Cortina (unica cantidata e al quinto tentativo) si prepara (forse) ad ospitare un altro grande evento, che Zaia non esita a chiamare “il nostro Expo”: i mondiali di sci del 2021. Un nuovo affare da 500mila telespettatori per i grandi interessi economici veneti.
di Chiara Spadaro
Realizzato con il contributo dell’Ordine dei Giornalisti del Veneto – Premio per giovani giornalisti Massimiliano Goattin 2015.