Come Medici per l’ambiente ISDE sezione di Padova non possiamo restare indifferenti di fronte alla vicenda dei cementifici di Monselice. Nasce spontanea una riflessione nei riguardi di chi accusa comitati e associazioni di avere impedito lo sviluppo di un settore da anni in crisi. Parlano i numeri: i cementifici vedono una riduzione drastica del fatturato non per volontà dei comitati ma per una domanda carente. Il progetto “Revamping” di Italcementi visto il perdurare della crisi nel settore della costruzioni e del cemento, era la possibilità ,molto remunerativa, di bruciare rifiuti speciali CDR (ora CSS), provenienti da tutta la regione e non solo, come del resto è chiaramente auspicato nel nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani e speciali. Va tenuto conto anche come i cementifici possano vantare limiti di emissione fumi molto più alti rispetto agli inceneritori: il limite degli ossidi di azoto per un inceneritore è di 400 mg/Nm3 mentre per un cementificio puo variare da 1400 a 1800. La difesa del lavoro, soprattutto in questo momento di grave crisi occupazionale deve essere al centro dell’attenzione e della preoccupazione di tutti, ma la realtà economica italiana ha visto già troppe giustificazioni nei confronti di chi per anni ha approfittato del territorio e delle risorse comuni a scapito anche della salute collettiva. Si deve uscire dal ricatto lavoro/salute, comitati e lavoratori devono rivendicare insieme un futuro diverso per loro e per i loro figli, pretendere una riconversione industriale dell’ intera zona che sappia valorizzare le risorse del territorio: i colli, le acque termali, la storia e l’ arte di paesi come Este e Monselice. Come Medici per l’ambiente ISDE non possiamo non far riferimento anche in questa occasione al principio di precauzione: in particolare sosteniamo un corretto sistema di smaltimento dei rifiuti, che non abbia necessità della loro combustione all’ interno di inceneritori e di cementifici o del loro stoccaggio in discariche; lottiamo per la difesa del nostro territorio e della salute, perchè lo ricordiamo sempre: bruciare i rifiuti è pericoloso per la salute poiché trasforma i rifiuti in ceneri e composti nocivi immessi nell’ aria e nel ciclo degli alimenti. La riduzione della produzione di rifiuti, la raccolta differenziata “porta a porta”, il riciclo e riuso dei materiali post-consumo, sono vantaggiosi anche da un punto di vista occupazionale in quanto “il riciclaggio di 10000 tonnellate di rifiuti richiede fino a 250 posti di lavoro rispetto ai 20-40 necessari per l’ incenerimento” (citazione tratta dal Piano regionale gestione rifiuti). La combustione dei rifiuti nei cementifici (vedi proposta di legge fatta alla Camera in gennaio 2013, dopo sua approvazione al senato) sarebbe causa di emissione di inquinanti quali composti organici clorurati, metalli pesanti (tra cui mercurio, piombo e cadmio), diossine (che vengono assunte per il 85% tramite la catena alimentare e la cui tossicità è elevatissima essendo liposolubili e persistenti – tempi di dimezzamento di 7/10 anni nel tessuto adiposo, oltre 25 anni nel suolo). La contaminazione di queste (e altre) sostanze è molto complessa con effetti sulla salute della popolazione difficilmente stimabili o anche solo ipotizzabili e può seriamente compromettere la salute umana con probabili danni trans-generazionali legati a modifiche geno-epigenetiche. Per questo dovrebbe essere imprescindibile: ” assumere un atteggiamento di massima precauzione, evitando il più possibile l’immissione nell’ambiente di inquinanti molto pericolosi (o sospettati di esserlo) e quindi riducendo l’esposizione della popolazione (prevenzione primaria) ed abbracciare il principio di responsabilità che tra l’altro “significa anche il dovere di informare, impedire l’occultamento di informazioni su possibili rischi… Lorenzo Tomatis Direttore 1982-1993 IARC – Fondatore ISDE Italia” .
