L’ennesimo supermercato a Padova, l’ennesima colata di cemento che si porta appresso visibile il peccato originale della società del profitto e dei consumi: la devastazione dei territori, quello di farsi largo ed ergersi tra l’abbattimento vandalico di alberi(autentico habitat di specie fluviali) e nuovo asfalto e nuova viabilità cittadina a favore di un privato. Accade che a metà strada, si fa per dire, dove si incontrano due modi di gestire il territorio da parte del governatorato Zaia deflagri la mina ecologica di cui è disseminato tutto il Veneto.
Da una parte il progetto che la Regione chiama “lavori per il ripristino officiosità(?) Mediante rimozione di schianti e alberature sull’alto corso del fiume Bacchiglione”. Dall’altra la “bella” costruzione di un parallelepipedo di cemento in fase di realizzo che non può e non deve essere nascosto da un filare di alberi e vegetazione fluviale. Asfalto e desertificazione devono concorrere alla visibilità del commercio all’ingrasso della distribuzione del cibo industriale, inscatolato e venefico. Quello che ne viene fuori è un macello ambientale, un panorama desolante che supera ogni aspettativa. Un corso d’acqua sugli argini del quale ci si può ritagliare un angolo wilderness e di attività sportiva, e cosa assai importante, rifugio e Habitat per diverse specie di fauna e flora viene stravolto da chi vede la Natura come disordine e ostacolo e occasione venatoria. Nessuno può trincerarsi dietro un presunto progetto di riqualificazione e ordinaria potatura perché sradicare alberi fin nel profondo, usando ruspe e benne è saccheggio, è un processo ben preciso che risponde a logiche estrattiviste, di profitto all’ennesima potenza.
Alla faccia della transizione sostenibile , Draghi invece lancia fuoco e fiamme!