Un 25 aprile di Liberazione. Dal fascismo, certo. Ma anche dal proibizionismo e dagli ogm.
Liberi dalle ipocriti e fallimentari politiche proibizioniste, liberi dagli assalti alla nostra salute e alla biodiversità da parte di multinazionali sempre più aggressive.
E’ stato un 25 aprile a tutto tondo, quello svoltosi venerdì. A cominciare dal festival Terre Resistenti di Vicenza che ha fatto incontrare produttori, autoproduttori, movimenti e reti contadine per la costruzione di una campagna condivisa contro gli Ogm. A partire dalla sentenza del Tar del Lazio
Ogm fuorilegge, continua la battaglia per la sovranità alimentare
Il TAR del FVG ha rigettato il ricorso di Giorgio Fidenato contro le disposizioni del’autunno 2013 in materia di raccolta e movimentazione del mais Mon810, disposte dal corpo forestale dopo l’accertamento di un alto livello di contaminazione della zone limitrofe ai campi coltivati a OGM.
Il TAR del Lazio ha contemporaneamente rigettato il ricorso dello stesso Fidenato e del suo socio Dalla Libera contro il decreto interministeriale del 12 luglio 2013 che ricorrevva all’utilizzo di una clausola di salvaguardia per impedire la coltivazione del Mon810 per 18 mesi.
Entrambe le disposizioni, peraltro, erano ovviamente in sintonia con il quadro normativo europeo, sia esso quello delle raccomandazioni del 13 luglio 2010 (2010/C 200/1) sia quello della direttiva di riferimento 2001/18/CE.
In particolare, nelle raccomandazioni del 13 luglio 2010 viene fatta esplicita menzione della sovranità degli stati membri sia in materia di misure specifiche per la gestione della presenza di OGM nella filiera produttiva:
“..la Commissione ritiene che le misure per evitare la presenza involontaria di OGM nelle colture convenzionali e biologiche debbano essere stabilite a livello di Stati membri” (comma 6, considerazioni iniziali) sia in materia di bando delle colture OGM da vaste aree del territorio: “In alcuni casi, in ragione delle condizioni economiche e naturali, può essere necessario escludere la coltivazione di OGM da vaste zone, previa dimostrazione da parte degli Stati membri che, in tali zone, non è possibile prevenire la presenza involontaria di OGM nelle colture convenzionali e biologiche con altri mezzi.”(comma 5 delle considerazioni iniziali)
La clausola di salvaguardia è prevista dall’articolo 32 della direttiva 1001/18/CE così come misure emergenziali sono previste dal regolameto 1829/2003 all’art. 34.
Una sintonia ovvia, quindi, sia con le misure di raccolta e movimentazione, sia con la clausola di salvaguardia interministeriale sia, in aggiunta, con la moratoria generale emessa un mese fa dalla regione FVG per la semina e la coltura di mais OGM in regione, in attesa del compimento dell’iter europeo di approvazione delle misure di esclusione degli OGM dalla regione (moratoria peraltro simile al divieto di coltivazione imposto dal governo francese sull’intero territorio nazionale).
La sintonia è ovvia ma le sentenze dei TAR non erano scontate; la presenza dei dispositivi menzionati entro il quadro normativo Europeo non deve in fatti trarre in inganno.
Sebbene in principio una sovranità territoriale sia formalmente riconosciuta agli stati membri, quanto meno in virtù del trattato sul funzionamento della UE, sia de facto che de iure la sua applicabilità è fortemente limitata.
I principi rimangono enunciazioni prontamente corrette da altre formule che nella loro indeterminazione (come ad esempio la necessaria “propozionalità” delle misure) si prestano da una parte all’impugnazione da parte delle multinazionali o degli agricoltori di OGM, dall’altra a una intrinseca indisponibilità delle amministrazioni alla formulazione di dispositivi normativi radicali.
L’obbligatorietà delle misure di coesistenza quale dispositivo regolatorio impedisce di fatto la possibilità di una effettiva sovranità politica nella gestione del territorio e della produzione agricola. Il principio cardine intorno al quale questa impossibilità è costruita è sostanzialmente la libertà di impresa, che è poi anche l’unico argomento effettivo di Futuragra, stante che ogni elemento di precauzione e salvaguardia per la salute e l’ecosistema è stabilito in sede di strutture comunitarie, in particolare di EFSA, l’ente europeo preposto alla sicurezza alimentare e a formulare pareri sulla safeness dei prodotti OGM.
Abbiamo già evidenziato quanto siano viziate le dinamiche di funzionamento dell’EFSA, i cui pareri, così come quelli degli stati membri, in ogni caso, non sono vincolanti per la Commissione Europea che è il decisore di ultima istanza sull’ammissibilità di una coltura transgenica in Europa.
Ogni altra considerazione possibile nell’ambito degli stati nazionali è di natura o prettamente economica, ovvero di salvaguardia di filiere biologiche o tradizionali di prodotti protetti o meno, o emergenziale e temporanea.
Il bando delle colture OGM da “vaste aree del territorio” è possibile previa “dimostrazione” che si tratta dell’unica misura minima possibile per la prevenzione della presenza involontaria di OGM in altre filiere.
È evidente come la “dimostrazione”, nella vaghezza intrinseca della materia e in assenza di un quadro chiaro di riferimento, sia facilmente un percorso lungo e tortuoso che ben si presta ad essere accidentato da infinite controdeduzioni da parte delle multinazionali del biotech.
D’altro canto, la clausola di salvaguardia e le moratorie sono, per definizione, dispositivi temporanei e subordinati all’iter normativo (nel caso della moratoria) o sottoposti alla verifica della dimostrazione delle “nuove o ulteriori informazioni riguardanti i rischi ambientali o sanitari” indicate al momento dell’adozione dei dispositivi (nel caso della salvaguardia).
Le sentenze dei TAR sono quindi un passaggio importante perché sanciscono in Italia che definitivamente lo spazio politico lasciato aperto nella normativa Europea da questi spiragli può e deve essere praticato con radicalità.
Non sono però un passaggio definitivo.
Sul piano normativo Europeo l’unico obiettivo possibile è il riconoscimento della sovranità territoriale degli stati, e delle loro articolazioni territoriali (in Italia le regioni), nel vietare le coltivazioni degli OGM in quanto decisione politica e di sviluppo agricolo e per la costruzione di sovranità e autonomia alimentare in ogni territorio.
Poiché questo processo è evidentemente una strada sulla quale l’industria del biotech si metterà di traverso con tutta la potenza della sua capacità di lobbying, è altrettanto evidente che è impossibile attenderne speranzosi gli esiti.
L’ecosistema, la sovranità alimentare e i nostri corpi non sono a disposizione né del principio del libero mercato né delle schermaglie normative e burocratiche, tanto meno a proposito di scelte di non-ritorno come l’introduzione massiccia di OGM nell’agricoltura.
È e rimane necessario, quindi, organizzare una resistenza territoriale, una “moratoria dal basso”, che impedisca la coltivazione di OGM, e parallelamente la costruzione di reti per la sovranità alimentare territoriale, praticando uno dei più antichi beni comuni: il rapporto tra cibo, terra e comunità.
tratto da Global Project
Come abbiamo scritto in apertura, è stato anche il 25 aprile della liberazione da quelle politiche proibizioniste che hanno alimentato mafie e fascismi.
Seminiamo Indipendenza
Tra il 25 aprile ed il 1 maggio i centri sociali del Nord-Est, dell’Emilia-Romagna e delle Marche e Napoli Project promuovono “Seminiamo Indipendenza”, una settimana di semina diffusa della cannabis. In questi giorni, in modalità e forme differenti, verrà piantata canapa negli spazi pubblici e nei luoghi maggiormente simbolici di tante città italiane.
Attraverso queste iniziative vogliamo ridare centralità all’autoproduzione di cannabis, non in forma silenziosa e simbolica, ma come pratica in grado di costruire forme comuni e radicali di antiproibizionismo.
Autoprodurre oggi significa innanzitutto contrastare il narcocapitalismo, ossia quel rapporto esistente tra governance finanziaria e mercato delle sostanze “stupefacenti”. Un rapporto che, negli anni di maggiore intensità dei processi di finanziarizzazione dell’economia, ha rappresentato un importante terreno di accumulazione, capace di agire su larga scala, ma anche di determinare meccanismi di rendita e speculazione nei nostri territori.
Promuovere l’autoproduzione della canapa significa anche andare oltre la semplice legalizzazione, che sostituirebbe il monopolio di Stato ai profitti privati e che non renderebbe realmente libera la coltivazione della pianta ed il suo uso. Questa settimana di semina rappresenta un momento di liberazione della cannabis dalla criminalizzazione e dall’oscurantismo di cui è stata oggetto grazie a leggi proibizioniste come la (ex) Fini-Giovanardi o la Jervolino-Vassalli. Vogliamo valorizzare il carattere naturale della canapa, la possibilità di inserirla nei cicli di agricoltura biologica e biodinamica che si contrappongono allo sfruttamento intensivo della terra, alle coltivazioni ogm, alle filiere agro-industriali.
In ogni città vogliamo costruire momenti di socialità e di informazione critica che siano occasioni di scambio di conoscenze e saperi rispetto alla pianta ed alle sue enormi potenzialità di utilizzo multifunzionale.
Vogliamo sovvertire il paradigma securitario attraverso cui vengono controllate le nostre città e le nostre vite. Vogliamo praticare il diritto alla città riappropriandoci degli spazi, contrastando la criminalizzazione dei comportamenti e delle scelte, ma anche affrontando in maniera critica qualsiasi forma di dipendenza e di abuso di sostanze. Solo attraverso l’indipendenza, politica, culturale e soggettiva, possiamo lottare per la città e la società che vogliamo, fatta di sogni e desideri ed avulsa da passioni tristi.
Vogliamo utilizzare queste giornate per produrre un dibattito vivo sulle sostanze “non naturali”, come eroina, cocaina e sostanze sintetiche. Siamo consapevoli che esiste un uso problematico di queste sostanze che riguarda in Italia migliaia di persone. Abbiamo visto che il proibizionismo, il carcere e la ghettizzazione hanno prodotto solo fallimenti e per questo lottiamo per la depenalizzazione del consumo, per il diritto alla salute e ad una informazione diffusa, corretta e adeguata.
Promuovono: centri sociali del Nord-Est, centri sociali dell’Emilia-Romagna, centri sociali delle Marche, Napoli Project
Appuntamenti in Italia (in aggiornamento):
Trento – 26 aprile ore 14,00 parco di S. Chiara
Treviso – 30 aprile ore 11,00 critical mass con partenza ad Alzaia sul Sile (sede del Gram Festival)
Rimini – 1 maggio ore 17,00 critical mass con partenza da Casa Madiba Occupata (via D.Campana, 49 di fianco AMIR)
Per info e adesioni: seminiamoindipendenza@gmail.com
tratto da Global Project
Così come per la Liberazione dal nazifascismo, indipendenza e antiproibizionismo non si ottengono che con la lotta. Esemplare l’azione di disobbedienza civile contro la cementificazione e la monocultura intensiva condotta a Belluno
I Guerrieri della Biodiversità seminano libertà
Questa volta abbiamo agito.
Perché è il tempo dell’azione. Perché è il tempo della disobbedienza.
Siamo #guerrieri, siamo il Green Power.
Siamo usciti dai boschi. Dai boschi delle nostre meravigliose Dolomiti.
Con semi, badili e falci per difendere la nostra terra da chi la distrugge e l’inquina.
Contro la cementificazione selvaggia e la monocultura intensiva.
Per difendere la biodiversità coltivata e la sovranità alimentare.
Prima a Col Cavalier (Belluno), dove una finta azienda agricola ha acquistato dei terreni non edificabili per costruirci delle villette. E’ il piano casa, baby! Mentre si tolgono terreni all’agricoltura, il cemento avanza sui prati.
“Un verde prato incontaminato/Da un falso contadino acquistato/Non sarà più a prato lasciato/Ma dal contadino diventato speculatore trasformato/In un luogo cementato e asfaltato/Al che Green Power si è attivato/E un segno tangibile ha praticato/Una piccola aiuola ha seminato/Per ribadire che ciò che è stato asfaltato/Alla produzione di cibo non sarà più destinato”
Poi a Castion (Belluno) dove un’azienda trevigiana del prosecco sta impiantando vigneti. “Biologico” dicono e intanto sbancano e movimentano ingenti quantità di terra per predisporre l’intensivo. Non ci fidiamo! Conosciamo bene quelli del prosecco! Concimi chimici, diserbanti e pesticidi come se piovessero. Chiedetelo alle api.
“La vita la divina uva c’ha donato/Che l’umano ha trasformato/In quel succo alcolico tanto idolatrato/Che permea la nostra cultura in modo sconsiderato/Incurante il bevitore del problema correlato/Green Power l’ha scovato/E un’alternativa ha praticato/In questo luogo destinato/All’intensivo dal sistema fortemente sponsorizzato/Vediamo già una nube del veleno che verrà spruzzato/Soffocare i bambini del vicinato/A lui di star all’aria aperta sarà vietato.”
Ma, oggi li abbiamo avvertiti. Loro e quelli che arriveranno.
Alla prima spruzzata di chimica torneremo, ma con le ronche!
Che sia chiaro: questa terra non è in vendita. Questa terra è un patrimonio di biodiversità da salvaguardare.
Per questo oggi abbiamo seminato fagioli e frumento. Varietà tipiche e antiche da difendere dalle multinazionali sementiere. Semi riproducibili che vorrebbero illegali perché vogliono controllare e brevettare il vivente, modificarlo geneticamente.
Per questo oggi abbiamo seminato canapa. Quella canapa che i nostri nonni coltivavano liberamente nel bellunese.
Poi sono arrivate le multinazionali del petrolio con le loro fibre sintetiche e la canapa è diventata il demonio.
Ma la canapa è vita. E’ fibra tessile naturale, è biomassa, è carta, è olio e molto altro.
La canapa è una pianta naturale e va liberata!
Oggi abbiamo deciso di farlo, per questo l’abbiamo seminata in decine di aiuole nel centro storico di Belluno.
Oggi è il 25 aprile, la festa della Liberazione.
Per una nuova resistenza.
“Il 25 aprile il nostro paese viene liberato/Dalla sciagura del nazifascismo viene salvato/Per merito del partigiano e dell’alleato./Da allora il mondo tanto è cambiato/E una nuova forma di fascismo ha imposto il libero mercato/Prima con il proibizionismo alla canapa il modello di sviluppo ha decretato/Con la globalizzazione il mondo industriale ha sovralimentato/E con la pubblicità il senso critico ha atrofizzato/Ora col brevetto sulla vita vorrebbe un seme monopolizzato/Green Power c’ha riflettuto ed ha pensato/Che il tempo di una nuova resistenza sia arrivato!/Questa resistenza si espleta nel rilancio del biodiverso coltivato/Nel prendere coscienza che il sistema terra va assolutamente tutelato/Questa strada è inevitabile per affrontare le problematiche che stan per arrivare/Aumento della popolazione, esaurimento delle risorse e un pianeta sovra riscaldato/Non si risolveranno certo con l’agricoltore ingegnerizzato,/ma lasciando libero l’umano di coltivare ciò che da lui può essere replicato.”
#guerrieri della biodiversità – per il green power
tratto da Belluno Più
che altro resta da dire se non “buon 25 aprile a tutti”?