Questa volta una lunga cavalcata lungo i possenti argini del Reno (un grandioso paesaggio dell’ingegneria idraulica moderna: enormi prati inclinati, lunghi filari, che si fatica a contenere in queste minuscole fotografie), intervallata dal passaggio attraverso paesi e dall’incontro con impianti industriali di vario tipo (cave, fabbriche, enormi torri di raffreddamento di una probabile centrale nucleare).
Per concederci una sosta, questa volta abbiamo “assaltato” un ristorante: “tutto pieno” dice il cameriere, ma lo chef, impietosito, estrae dal cilindro un’ottima zuppa che, con grande classe, spazzoliamo beatamente seduti all’aperto.
Pedalando fino all’imbrunire, arriviamo così in città, dove il rappresentante dell’amministrazione comunale, che ci consegna la lettera da portare a Bruxelles e ci fa da guida, ci racconta la storia di Ludwigshafen: città “giovane”, frutto dell’industrializzazione moderna, orgogliosa delle sue “conquiste” recenti (teatro e museo). Praticamente una “Mestre del nord” (concedetemi questo accostamento… frutto della nostalgia di casa 😊), duramente colpita dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, che hanno distrutto il piccolo nucleo antico.
Come ci ricorda l’estrosa guida, non siamo in una “ridente cittadina turistica”, ma qui e nella dirimpettaia Mannheim sono nate e hanno sede alcune delle più importanti industrie tedesche che (come gli immensi stabilimenti chimici della Basf) sono alla base di molti prodotti che utilizziamo nella nostra vita quotidiana.
Stefano Munarin