“Se Zaia arriva in Regione, a Marghera arriva l’inceneritore”. La fosca previsione degli ambientalisti durante l’ultima campagna elettorale, si è puntualmente avverata. Il leghista Luca Zaia è diventato Governatore del Veneto e a Marghera – trattata alla guisa della pattumiera d’Italia – arrivano i rifiuti. Tanti, tossici e pericolosi.
La Giunta regionale del Veneto, con una delibera datate il 10 aprile ma ufficializzata nel Bur di lunedì 23 aprile, ha concesso il nulla osta al contestato progetto della ditta Alles spa – azienda della galassia Mantovani – che contempla la possibilità di smaltire 180 mila tonnellate di rifiuti all’anno. A niente è valsa la netta contrarietà del Comune, che a larga maggioranza aveva approvato una mozione del consigliere della lista In Comune Beppe Caccia in cui, anche alla luce delle recenti vicende giudiziarie che hanno portato all’arresto del presidente presidente dell’azienda Piergiorgio Baita, chiedeva alla Regione Veneto di non recepire il parere positivo della commissione regionale di valutazione impatto ambientale.
“Siamo di fronte ad un atto di inaudita arroganza da parte di Mantovani SpA e della Regione – ha commentato Beppe Caccia – perché sono state ignorate le richieste della popolazione di Marghera e il pronunciamento drasticamente negativo dei Consigli comunale e provinciale di Venezia. Perché si insiste sul progetto di trasformare la zona industriale nella pattumiera dei veleni di tutto il Veneto e oltre. Perché, pur di realizzare questo disegno, si interviene autoritariamente sulla stessa pianificazione urbanistica del Comune di Venezia. Perché tutto ciò avviene nel momento in cui proprio Mantovani spa è al centro delle inchieste giudiziarie che hanno, per la prima volta, messo sotto accusa il sistema di potere che ha gestito le scelte infrastrutturali e ambientali regionali degli ultimi quindici anni”.
La discussa delibera regionale non prevede solo la possibilità di bruciare la pur considerevole quantità di 180 mila tonnellate annue di rifiuti, ma concede anche un pericoloso raddoppio dell’attuale capacità di stoccaggio che passa delle attuale 6 mila a 12 mila tonnellate. Inoltre è stato ampliato anche il cosiddetto range dei codici accettati nella procedure di incenerimento, da 20 a 70, molti dei quali riguardano a rifiuti pericolosi per la salute umana come fanghi, ceneri pesanti, scarti di mescole, terre e rocce contenenti sostanze dannose, e molti altri.
“Sarebbe questo il ‘nuovo corso’ inaugurato dal presidente Carmine Damiano, il poliziotto chiamato a ripulire la facciata dell’impresa di costruzioni e malaffare? – ironizza Caccia – Sarebbero queste le politiche industriali e ambientali della giunta di Zaia, Chisso e Conte, che dovrebbero riconvertire e riqualificare il polo di Porto Marghera? Non s’illudano: la loro arroganza troverà sulla sua strada tutte le possibili barricate, formali e materiali. Lo dobbiamo a chi crede che un futuro diverso per il nostro territorio sia possibile”.
La prima delle “barricate formali” cui accenna Beppe Caccia, è un ricorso al Tar, già annunciato dall’assessore all’Ambiente del Comune di Venezia, Gianfranco Bettin. “Il via libera al revamping dell’impianto Alles di ricondizionamento di rifiuti speciali anche pericolosi approvato dalla Giunta regionale del Veneto su proposta dell’assessore leghista Maurizio Conte – commenta l’assessore – prevede la possibilità di conferire all’impianto rifiuti provenienti anche dall’esterno del bacino lagunare, con il rischio di fare, perciò, di Marghera la pattumiera d’Italia e oltre. Tutto ciò in totale controtendenza rispetto alla scelta, condivisa dalla Regione stessa, di farne invece un’area di sviluppo dell’industria compatibile, pulita e innovativa. Tale scelta, che il vigente Piano regolatore vieterebbe, è resa possibile dal fatto che la decisione della commissione Via regionale, avallata dalla Giunta regionale, produce una variante urbanistica che consente di superare questo divieto. Si tratta, quindi, oltre che di una scelta sbagliata nel merito, che mette a repentaglio la salute e l’ambiente e distorce la nuova politica industriale su Marghera, di una scelta gravemente lesiva della democrazia poiché, con i numeri prepotenti di una commissione Via di nomina regionale che minimizza la presenza degli enti locali, ratificata dalla Giunta regionale, si impone dall’alto una variante urbanistica, al di fuori di ogni possibilità di partecipazione democratica, e malgrado il parer contrario espresso da Comune e Provincia”.