Ci siamo. Dieci anni di battaglie su tutti i fronti istituzionali. Dieci anni di discussioni nelle calli e nelle sedi istituzionali tra entusiasmi, dubbi e polemiche. Ma oggi il parco della laguna nord di Venezia è una realtà. La delibera istitutiva è stata approvata dalla giunta del Comune di Venezia e ora si attende solo la prevedibile ratifica del consiglio comunale.
Sarà, burocraticamente parlando, un “parco regionale di interesse locale”. Il Comune infatti, ha spiegato l’assessore all’Ambiente, Gianfranco Bettin, non ha competenze per istituire un parco regionale e tantomeno per uno nazionale. Questa era l’unica forma possibile. “In un ambiente in cui, per fortuna, ci sono già molti vincoli – ha commentato Bettin – non era in nostro potere e neppure nel nostro interesse imporne di altri. Il parco, come lo intendiamo noi, sarà uno strumento per valorizzare le straordinarie possibilità di un ambiente unico al mondo, non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche da quello storico, culturale ed artistico”.
La storia del parco viene da lontano, da quando in casa ambientalista si cominciò a pensare ad una forma di tutela adatta a salvaguardare non solo l’ambiente lagunare ma anche la gente che ancora, tra mille difficoltà oggettive, continua ostinatamente a vivere “in” quell’ambiente e “di” quell’ambiente, con mestieri e tradizioni che non hanno uguali in nessun posto della terra. Non è stato un percorso agevole.
“Purtroppo in Italia le cose vanno così – spiega Bettin -. In tutto il mondo la costituzione di un parco si saluta festeggiando, da noi invece ci si preoccupa”. Per vincere le resistenze e rispondere ai dubbi di categorie tradizionalmente poco inclini ai cambiamenti, l’assessorato ha messo in moto un meccanismo partecipato che ha pazientemente riunito attorno ad un unico tavolo tutti i soggetti interessati, dai commercianti agli albergatori, dai residenti ai pescatori, dagli artigiani agli ambientalisti. Il risultato è questa delibera istitutiva che conclude l’iter istitutivo cominciato nel 2004 con una variante al piano regolatore regionale.
I confini del parco saranno pressapoco quelli disegnati in quell’anno e che comprendono praticamente l’intera laguna nord. Sedicimila ettari complessivi che rappresentano più o meno un terzo dell’intera laguna. Perché la laguna nord? Perché è l’ultima laguna che ci è ancora rimasta. A sud, da Venezia a Chioggia, quella che un tempo era la laguna viva dei dogi tutelata da una severa legge della Serenissima che prevedeva l’affido ai “remi di galera” per chiunque si fosse azzardato ad attentare alla sua incolumità, oggi non esiste più. Grandi opere inutili, fallimentari e dissennate l’hanno ridotta ad un braccio di mare aperto, battuto dalle onde ed invaso dalle maree dell’Alto Adriatico.
Niente vicoli ulteriori, abbiamo detto, per il nostro parco. Ma allora, hanno chiesto i giornalisti durate la conferenza stampa di presentazione, venerdì a mezzogiorno a Ca’ Farsetti, cosa potrà fare questa nuova istituzione per tutelare un territorio dove ci sono oltre trenta diversi enti competenti e che, se da un lato ad un residente risulta praticamente impossibile mettere le controfinestre a casa sua, dall’altro si autorizza, ad esempio, la costruzione di barene artificiali dove non ce ne sono mai state.
“Il parco serve proprio a semplificare le fin troppo normative esistenti – ha risposto Bettin -. Uno dei suoi scopi istitutivi è proprio quello di aiutare chi, coraggiosamente, vive in laguna a districarsi tra i vicoli burocratici, tutelando anche la residenzialità favorendo il prosieguo dei mestieri tradizionali come la cantieristica e la pesca, e incentivando un turismo intelligente e sostenibile”. E conclude l’ambientalista: “Le barene in cemento? Sono opere sulle quali il Comune, sino ad oggi, non ha potuto dire una parola perché sono di competenza di altri enti. Col parco le cose cambieranno. Potremo finalmente intervenire. Ci troveremo, discuteremo, se necessario ci scontreremo anche. Difendere Venezia significa difendere la sua laguna. Perché Venezia è la sua laguna”.