Cambiamento climatico: Harvard scommette, e fa soldi, su acqua e vigneti

di  NEW YORK – Il cambiamento climatico può essere denunciato o negato. Oppure può diventare un’opportunità per investire, tanto più in tempi di peripezie in Borsa. Su quest’ultima strada si è gettata nientemeno che Harvard, scommettendo su acqua e vigne. Non è goliardia universitaria: il colossale fondo del prestigioso centro accademico americano, che vanta anche una delle più ricche cassaforti del settore con i suoi 39 miliardi di dollari, ha segretamente accumulato in anni recenti terreni terreni in California come forma di redditizio investimento.

Non si tratta di terreni a caso, infatti: con essi si è impadronita anzitutto di diritti d’accesso a falde acquifere sotterranee, sempre più scarse e preziose. E, dopo aver scavato pozzi a grande profondità usando le sue ingenti risorse, ha piantato nuovi vigneti, coltivazioni cioè meno assetate di altre, quali la barbabietole da zucchero, nonché sicuramente più redditizie visto l’incremento nei consumi di vino.

L’iniziativa dell’Endowment di Harvard è in linea con le sue ufficiali strategie finanziarie. Prescrivono particolare attenzione, nell’era del surriscaldamento dell’atmosfera, al settore delle risorse naturali. Un suo rapporto annuale di sei anni or sono già affermava di «credere che i suoi prodotti fisici (del comparto delle natural resources, Ndr) saranno sempre più richiesti dall’economia globale nell’arco dei prossimi decenni».

Sicuramente l’acqua è uno tra questi “prodotti” in California. Storico dramma dello stato – la cui violenta saga è raccontata da classici film noir quali Chinatown – la sfida è stata resa adesso intrattabile da anni di siccità e dal cambiamento climatico che ha ridotto drasticamente il contributo un tempo in arrivo dallo sciogliento delle nevi della Sierra Nevada. La zona centrale, dove gli acquisti di Harvard hanno avuto luogo, ha sofferto condizioni di eccessiva aridità per il 30% del tempo negli ultimi vent’anni, più del doppio del 14% nei precedenti cento anni. Il problema è tanto sentito che alcuni contadini e residenti locali, alla scoperta che Harvard sta rastrellando i terreni per l’acqua, hanno tremato: temono una futura eccessiva influenza dell’università sulle leggi e sulla politica locale e di rimanere danneggiati.

Ma Harvard non è la sola a puntare sull’acqua come sbocco d’investimento. Altri nomi della finanza vedono sempre più agricoltura e allevamento come una forma di “proxy”, un investimento-simbolo per scommettere in realtà sull’acqua sottostante a terreni coltivati o a pascolo (nel caso dell’uva quel simbolo è particolarmente evidente, con i grappoli vendemmiati che sono per il 75% composti di acqua). Tra questi investitori ci sono personaggi di richiamo e tra i più avveduti quando si tratta di crisi quali Michael Burry. Burry era salito alla ribalta, ritratto nel film sulla crisi finanziaria The Big Short, per essere stato tra i primi a prevedere e a scommettere, con successo, sulla grande debacle dei mutui subprime.

Tratto da Il Sole 24 Ore