Il processo agli otto imputati che non avevano subìto patteggiato la pena va a sentenza domani.
“Il Mose è la più grande opera di ingegneria ambientale al Mondo, ma c’è stata qualche mela marcia”: questa è stata la gestione politica, da parte del Governo Renzi e poi Gentiloni, del più grande scandalo del secolo.
L’inchiesta ha invece dimostrato l’esistenza di una vera e propria cupola, costituita da Mazzacurati e i manager delle “grandi” imprese del CVN e delle “piccole” delle cooperative di tutti i colori, che si divideva lavori e dazioni da pagare a tecnici e politici più o meno eccellenti. Lo scopo non era ottenere appalti, visto la Concessione Unica sui lavori, ma far ottenere tutti i via libera ad un progetto sbagliato e ultra costoso e senza il confronto con altri.
Anche dopo la grande retata del 4 giugno 2014 sta continuando tutto come prima, con lavori che proseguono senza quella verifica tecnico-scientifica sul progetto che le associazioni ambientaliste chiedevano, con la permanenza della concessione unica – a parte qualche appalto per qualche lavorazione che in passato la Comunità Europea aveva imposto – e pure degli oneri di concessione al 12%, una maggiorazione su tutti i lavori, una vera e propria tangente legalizzata.
Le associazioni ambientaliste non sono state neppure riconosciute parte civile al processo: secondo il Tribunale si trattava di corruzione e non di reati ambientali.
Le pesanti criticità che stanno emergendo dal proseguo dei lavori sono peraltro ben note, previste e documentate da tutti quei tecnici e scienziati, non iscritti nel libro paga del C.V.N., che si sono espressi contro il Mose. Così come tutti i difetti e criticità del sistema erano stati indicati dalla Valutazione d’Impatto Ambientale del 1998. Il progetto Mose bocciato dalla VIA, ma fatto proseguire lo stesso per scelta politica e dopo, con l’inchiesta della Magistratura, abbiamo visto il perchè.
Il Ministro Del Rio ha convocato per lunedì 18 settembre a Roma i Commissari del C.V.N., il presidente dell’Autorità Anticorruzione Cantone, il Provveditore alle Opere Pubbliche Linetti e i prefetti di Roma e Venezia proprio per discutere dei ritardi e degli innumerevoli vizi che stanno emergendo nel sistema Mose.
Questo tavolo convocato a Roma dal M.I.T. dimostri finalmente un cambiamento di atteggiamento e comportamento che riteniamo debba estrinsecarsi in particolare affrontando nell’immediato la verifica del fenomeno della risonanza, la cui estrema conseguenza comporta l’instabilità dinamica delle paratoie, mettendo così in discussione l’efficacia stessa della barriera di contenimento del dislivello di marea.
Una verifica che deve avvenire con soggetti terzi, tecnici competenti in materia, particolarmente esperti in tecnologie marine e nell’interazione dinamica fluido-struttura; competenze tuttora assenti anche tra i consulenti dei Commissari.
Proseguire per ultimare un opera sbagliata, con seri dubbi sul suo funzionamento e sulla sua efficacia, anche in vista dei cambiamenti climatici e del previsto innalzamento dei livelli del mare, senza le verifiche necessarie lo riteniamo, in uno stato di diritto, un altro delitto punibile.
Venezia, 13 settembre 2017
ASSOCIAZIONE AMBIENTE VENEZIA