In questi ultimi tempi dall’inceneritore di San Lazzaro provengono ripetuti rumori assordanti che disturbano ed allarmano non poco gli abitanti delle zone limitrofe, che sono costretti a subirli ormai quasi con cadenza settimanale.
Ma come non ricordare i tre incendi che si sono susseguiti nel mese di marzo dello scorso anno, con fuoriuscita nell’ aria di un denso fumo nero, sicuramente poco rassicurante.
Anche in merito alla localizzazione dell’ inceneritore ci sono criticità, in quanto sorge in una zona fortemente abitata: in base al recente Piano regionale di gestione dei rifiuti gli impianti di smaltimento devono collocarsi a non meno di 150 metri da luoghi abitati, limite già basso, che comunque questo inceneritore non rispetta di certo. Da un punto di vista del rischio idraulico l’ inceneritore si trova in una zona poco sicura: infatti consultando le mappe del Piano di assetto idrogeologico si nota che l’ impianto sorge in una sito che lambisce la zona che corre il più alto rischio idrogeologico (colore rosso) nel comune di Padova, ma sono anni che il professore D’ Alpaos ritiene la zona industriale a rischio allagamenti.
Solo di recente siamo venuti a conoscenza, grazie alla notizia dei 237000 euro avuti dalla Regione come risarcimento, che l’inceneritore sembra aver subito dei danni con l’ alluvione del 2010: che genere di danni ha subito? perchè questa notizia è diventata pubblica solo ora? ci sono stati rischi per l’ ambiente?
Il nostro ricordo torna a quella tragica notte tra il 1 e il 2 novembre quando l’ inceneritore venne spento e il Bacchiglione ruppe l’ argine proprio davanti alla discarica di Roncajette, innondandola.
A tutto questo aggiungiamo la grave situazione economica in cui versa l’ ARPAV, con la prospettata serie di tagli e chiusura di sedi provinciali, che metterebbe in crisi la stessa attività di controllo e protezione ambientale, come recentemente denunciato dai lavoratori dell’ ente; aggiungiamo al quadro la delibera regionale 863 dello scorso anno che sancisce di fatto la fine dei monitoraggi dei controllori indipendenti negli impianti di smaltimento rifiuti e da ultimo, incomprensibilmente (almeno per noi), i dati del Registro tumori del Veneto sono fermi al 1999 per quanto riguarda la provincia di Padova.
Insomma l’ inceneritore di Padova continua a a rivelarsi una presenza inquietante e fonte di forti preoccupazioni per i cittadini padovani.
Alla luce del grande successo della raccolta firme per la legge di iniziativa popolare “rifiuti zero” che porterà,se approvata, alla chiusura degli inceneritori (a noi pare giusto chiamarli così dato che il termine “termovalorizzatore” ci sembra davvero fuorviante), non ci stanchiamo di chiedere la chiusura immediata delle prime 2 linee dell’impianto di San Lazzaro.
Sempre convinti che l’ inceneritore non elimina il problema rifiuti ma li trasforma in nano-particelle e ceneri, per impedire che altri cittadini ne subiscano per anni gli effetti, saremo a Parma sabato15 giugno, insieme ai comitati parmensi, per manifestare contro l’ avvio di quello che è ormai diventato l’ inceneritore simbolo della lotta contro i processi di combustione dei rifiuti in contrapposizione all’opzione “rifiuto zero”.
Comitato Lasciateci respirare di Padova