Il caso degli attivisti di Greenpeace arrestati per aver scalato una piattaforma di trivellazione petrolifera nel mare di Pechora, è stato preso a pretesto dal Governo Russo per dare un giro di vite ai movimenti ambientalisti anche nazionali. Forte di una opinione pubblica poco sensibile a questioni come la tutela dell’ambiente e che vede di cattivo occhi le presunte “ingerenze straniere” in territorio russo, il primo ministro Dmitri Medvedev ha addirittura annunciato tre giorni che il suo esecutivo sta per legiferare un inasprimento delle pene per il genere di azioni compiuto dagli attivisti di Greenpeace.
Si fa quindi sempre più dura la situazione dei trenta ambientalisti arrestati dopo il blitz alla piattaforma petrolifera della Gazprom, il 18 settembre. Poco importa alla giustizia russa che, a parte i due attivisti che vennero fermati durante la scalata all’impianto, gli altri 28 – tra cui l’italiano Cristian d’Alessandro di Napoli, furono fermati a bordo della loro nave, l’Arctic Sunrise, in acque internazionali. L’accusa rivolta a Greenpeace è quella di “pirateria” che prevede sino a 15 anni di prigione, fatti salvi gli eventuali inasprimenti confezionati ad hoc annunciati da Medvedev.
Greenpeace ha anche diffuso informazioni preoccupanti sulle condizioni degli attivisti detenuti in attesa di un giudizio che, per accusa gravi come la pirateria, potrebbe venire anche a distanza di dodici mesi più le proroghe. I farmaci che l’associazione ambientalista ha inviato alla finlandese Sini Saarela, malata di tiroide, sono stati respinti dalle autorità russe e da quanto riporta l’agenzia di stampa Ria, un altro attivista di nazionalità inglese avrebbe accusato un attacco cardiaco.
Oggi, sabato 5 ottobre, Greenpeace ha proclamato una veglia mondiale a sostegno dei suoi attivisti imprigionati in Russia.
“L’accusa di pirateria è rivolta a uomini e donne il cui unico crimine è quello di avere una coscienza – ha dichiarato Kumi Naidoo, direttore di Greenpeace International. – Questo è assolutamente scandaloso e mina alla base i principi della protesta pacifica. Assurdo qualificare gli attivisti come pirati, vogliono solo intimidirci e farci tacere, ma non desisteremo”. L’associazione ha anche messo on line una petizione, già sottoscritta da oltre 700 mila persone, in cui si chiede l’immediato rilascio dei 30 attivisti e l’interruzione delle trivellazioni petrolifere nell’Artico. Potete aderire a questo link
http://www.greenpeace.org/italy/it/libera-i-nostri-attivisti/