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Pendolari vs Regione. Quando prendere il treno diventa una battaglia

Una litania di disservizi, un rosario di inefficienze, una via crucis di inettitudini. I pendolari di tutto il Veneto si sono dati appuntamento ieri mattina a San Leonardo per benedire Trenitalia. E mettiamo subito in chiaro che lo spazio qui non basta per elencare tutte le denunce dei convenuti. Denunce che spaziavano da treni soppressi in orari di lavoro, linee mal servite o non servite del tutto, biglietterie inesistenti, vagoni che fanno entrare non solo il gelo ma anche la neve (chi scrive ha dovuto viaggiare qualche tempo fa dentro una carrozza con l’ombrello aperto), orari impossibili, motrici che si fermano se piove appena un po’ più del dovuto, treni stipati in una maniera tale da sfidare il principio dell’impenetrabilità dei corpi solidi…
Inutile entrare nel dettaglio di queste faccende che l’assessore regionale alla Mobilità, Renato Chisso, ha definito la “rivoluzione dei trasporti del Veneto”, perché chiunque abbia tentato la sorte di prendere un treno sa di cosa stiamo parlando.
Vediamo piuttosto di buttarla sul positivo. Perché di positivo c’è che i tanti comitati di pendolari sparpagliati in tutta la Regione si sono finalmente trovati insieme per mettere a punto una piattaforma di richieste comune. “Cerchiamo di uscire dalla logica del proprio giardino – ha spiegato in apertura Gigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto – per capire che il problema non sta nel ottenere un treno in più sulla propria linea ma di ripensare in termini di servizio tutta la mobilità pubblica”. L’associazione del cigno verde si è fatta promotrice di questa iniziativa che potremmo scherzosamente chiamare “Pendolari di tutto il Veneto, unitevi”. Andrea Ragona, responsabile per il trasporto pubblico, spiega come l’incontro di questa mattina sia nato dopo un anno di lavoro con i tanti comitati regionali stufi di venire singolarmente “presi in giro dalla Regione Veneto”.

Il problema, spiega il portavoce di Legambiente, si è creato con l’istituzione dell’orario cadenzato che Chisso, come abbiamo scritto in apertura, ha definito la “rivoluzione del trasporto regionale”. Ricordiamo che per “orario cadenzato” si intende un orario in cui (come avviene per i vaporetti e i bus) le partenze avvengono sempre a minuti fissi di ogni ora. Il problema sta nel fatto che mentre di vaporetti ce n’è uno ogni dieci minuti, di treni uno ogni due ore se butta bene. In poche parole, con la scusa della “rivoluzione”, sono state fatte scomparire linee intere di treni per pendolari. “Non si può fare la rivoluzione dei trasporti senza investire soldi – ha commentato Ragona -. La Regione Veneto cui spetta la gestione del nostro sistema di trasporto è quella che ci investe meno: lo 0,3 per cento del proprio bilancio contro l‘1,2 della Lombardia o il 2 per cento della provincia autonoma di Bolzano. Chiaro che senza investimenti il settore è penalizzato e a pagarne le spese sono gli utenti più frequenti: i pendolari”.  Col risultato, come ha spiegato al microfono un incazzatissimo pendolare, che “per andare a lavorare siamo costretti a prendere l’auto”.

In conclusione dell’incontro, è stata predisposta una piattaforma comune in cui si chiede alla nostra “rivoluzionaria” Giunta regionale di facilitare l’intermodalità, aumentare il numeri di treni pendolari e, soprattutto, di investire più risorse sui trasporti pubblici, magari dirottandoci qualcuno di quei miliardi che così generosamente spende e spande per le autostrade e le Grandi Opere.
Per ultimo, segnaliamo la pagina di Facebook dedicata ai disastri di Trenitalia, “Pendolaria Veneto”. Per gente che ama il genere horror.