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Parigi #COP21: gas serra e smog, facciamo chiarezza

di Luca Lombroso – Si è aperta a Parigi, con la “sessione ad alto livello” in cui sono intervenuti oltre 100 Capi di Stato la 21° Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, ormai a tutti nota come “COP 21”. È dunque la 21° volta che i 195 paesi del mondo, più l’Unione europea presente come organizzazione di Stati, firmatari della Convenzione sul Clima (UNFCCC) stipulata a Rio de Janeiro nel 1991 tentano di trovare il famigerato accordo per la riduzione dei gas serra.

Obiettivo, lo ricordo, è contenere il riscaldamento globale entro i famigerati 2°C, stabilizzando i gas serra in modo che non superino le 450 ppm di CO2 (oggi siamo a 400 ppm). Quanto occorre ridurre i gas serra per centrare questo ambizioso e difficile obiettivo e su che strada siamo? Se ne parlerà, in dettaglio, il 7 dicembre nel side event sul “gap Report” dell’UNEP, l’agenzia dell’Ambiente delle Nazioni Unite, proprio il giorno in cui arriverò a Parigi, giornata ricca di appuntamenti e settimana cruciale in cui dopo i capi di Stato interverranno i ministri e i capi delegazione.

Sappiamo già però che, per restare entro i 2°C di massimo riscaldamento del pianeta, occorrerà, entro il 2070, “azzerare o più” le emissioni e che, al momento, gli “intenti di riduzione” presentati da oltre 150 paesi, pur evidenziando buone notizie come le promesse di impegni di USA, Cina, India e di tutti i maggiori “inquinatori”, sono insufficienti e senza ulteriori azioni il riscaldamento andrebbe verso i 2-7-3.5°C.

Dunque occorrerà assai di più, anche perché a fianco dei gas serra sprigionati dall’uso indiscriminato di combustibili fossili è quanto mai attuale il problema smog, le notizie ne parlano per Pechino, in questi giorni, ma il problema riguarda anche il nostro paese, la nostra regione e la nostra città.

È bene su questo fare chiarezza: la conferenza di Parigi ha in discussione la riduzione dei gas serra (CO2 appunto, ma anche metano, ossido di diazoto, ozono, HCFC, esafluoruro di zolfo ed altri, meno abbondanti ma molto più potenti della CO2 nell’accentuare l’effetto serra). Sono gas non inquinanti direttamente, ma dannosi sul lungo termine, e soprattutto i cui effetti e danni sono globali e indiretti, per così dire a scoppio ritardato.

Il problema dello smog invece è principalmente un problema, non meno grave, locale e urbano, con ripercussioni immediate sulla salute (anche se qualche effetto globale comunque c’è).

Dunque è improprio collegare il problema smog (da risolvere comunque!) di Pechino con le discussioni a Parigi.

E il problema dell’inquinamento urbano non è solo cinese, basta guardare alle immagini satellitari o degli astronauti per vedere tramite le webcam la cappa di smog che sovrasta, nelle giornate stabili, la pianura Padana e l’Emilia.

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Il nord italia visto dallo spazio con la pianura Padana sotto una cappa di smog, foto astronauta ESA Alexander Gers.

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La buona notizia però è che un’azione globale, efficace e urgente di riduzione dei gas serra avrebbe benefici anche sull’inquinamento urbano e sulla salute di chi vive nelle città, in Cina come negli Stati Uniti, in India come in Europa, in Italia e infine anche a Modena.

Non vi è dubbio infine, per restare ai temi di questo blog, che il margine di intervento e miglioramento dei consumi energetici e dell’efficienza è veramente enorme per l’edilizia intera, residenziale ma non solo, tanto da, azzardo, ritenere non impossibile, con massicci interventi che servirebbero anche per il rilancio dell’economia, azzerare in futuro le emissioni degli edifici, ma per farlo oltre alla consapevolezza servono opportune politiche e scelte, globali e locali, da cui l’importanza che a Parigi esca un accordo chiaro, forte e vincolante.

Tratto da Abitcoop