Fa piacere constatare che anche la magistratura, con la sentenza di lunedì scorso che ha visto la condanna degli ex amministratori di ENEL, abbia sancito quello che da molto tempo associazioni, comitati, cittadini andavano denunciando, e cioè che la centrale ENEL di Porto Tolle ha inquinato per molti anni creando un grave danno per l’ambiente e per la salute delle persone.
Grazie alla costante mobilitazione, alle iniziative di controinformazione, alle iniziative legali e alle lotte che i comitati hanno prodotto soprattutto negli ultimi anni (una fra tutte la grande manifestazione di Adria dell’ottobre 2011 che ha visto la partecipazione 5000 persone) hanno bloccato e con molte probabilità cancellato per sempre una riconversione a carbone che sicuramente avrebbe provocato ancor più danni.
Mobilitazioni e lotte che hanno sempre affermato che non si può barattare un ambiente sano e la salute con qualche centinaio di posti di lavoro, perché questo è sempre stato il ricatto di ENEL sostenuta da una classe politica locale poco coraggiosa e lungimirante sempre pronta ad inchinarsi al volere dei potenti.
Oggi più che ieri i posti di lavoro si creano con l’economia sostenibile per l’ambiente e la salute, rispettando e favorendo la vocazione del territorio sviluppando settori come la pesca, l’agricoltura di qualità, il turismo.
Ora che forse tutti hanno capito che non c’è più posto per una centrale nel delta del Po, tranne che ancora i soliti sindacalisti e politicanti che solo pochi giorni fa in un convegno a Porto Tolle riproponevano la riconversione a carbone, si potrebbe cominciare a smantellare la centrale esistente e a bonificare l’area (solo questo creerebbe centinaia di posti di lavoro) ovviamente a carico di ENEL come iniziale risarcimento per i danni provocati.
Il delta del Po è un bene comune e come tale va salvaguardato come va salvaguardata la salute delle persone qui e altrove.
Claudio della Rete Comitati Polesani