Sulla triste vicenda del Mose, è emblematica la risposta che ha dato il presidente della Mantovani alla domanda “funzionerà il discusso sistema della paratie mobili?” Con l’intento di rassicurarci tutti, Piergiorgio Baita ha ribadito che “questa è una certezza scritta col sangue. Perché se il Mose non funziona la Mantovani fallisce”. Non possiamo fare a meno di notare che, con tutto il rispetto per il sangue del presidente della società che ci sta costruendo il Mose a casa nostra, un eventuale fallimento delle sua ditta – fallimento che tra l’altro è tutto da dimostrare – non è comunque una garanzia che una amministrazione pubblica può accettare. Non lo è in generale, non lo è tantomeno quando è in gioco il futuro, ma diciamo pure la sopravvivenza, di tutta Venezia. In altre parole, sangue o non sangue, preferiremmo che fossero ingegneri e tecnici a dire la loro su un’opera che, non ne facciamo mistero, non ci è mai piaciuta. La trasmissione andata in onda su Rai 3 “Off the report” ha messo in luce una serie di contraddizioni, di conflitti di interesse e di inadeguatezze più volte solleva da tutto l’arcipelago ambientalista lagunare. E non solo. Accuse pesantissime all’opera, alla sua utilità e alla sua gestione sono venute, come ha riportato la stessa trasmissione, anche da fior di tecnici e di esperti ingegneri idraulici come l’ex presidente del magistrato alle Acque, Maria Giovanna Piva, e Lorenzo Fellin, già componente del comitato tecnico della Magistratura. Accuse cui il Consorzio non ha mai replicato se non con querele. Querele sulle quali, tra le altre cose, il tribunale ha dato ragione ai tecnici.
A questo punto, fare un po’ di chiarezza sull’opera e sui conflitti di interesse che ne stanno alla base, è una questione che non possiamo rimandare alle generazioni future. Questo è il senso dell’interrogazione che il consigliere della lista In Comune Beppe caccia, ha inoltrato al sindaco Giorgio Orsoni per chiedergli di intervenire sul Governo affinché chiarisca la vicenda delle “cerniere” denunciata da Piva, e Fellin, attivi il “monitoraggio indipendente” dei lavori del Mose che era stato garantito sin dal 2006 da una delibera del Comitatone e, ci spieghi, finalmente, chi dovrebbero essere i “collaudatori” del sistema di dighe mobili. Il Comune, ha concluso Caccia, deve riprendere in mano un ruolo da protagonista e non delegare ad altri la questione della salvaguardia di Venezia.
Oltre cinque miliardi e mezzo di Euro di spesa di denaro pubblico per la grande opera che, ci hanno raccontato, dovrebbe “salvare Venezia”. L’anomalia di un Concessionario unico a capitale privato, il Consorzio Venezia Nuova, che da venticinque anni detiene il monopolio di studi e ricerche, progettazione ed esecuzione delle opere, in materia di Salvaguardia. Gli stessi nomi che ritornano nei grandi affari infrastrutturali e immobiliari di questi anni, a Venezia e nel Veneto.
Le risorse della Legge speciale per Venezia, che dovevano assicurare la manutenzione ordinaria e straordinaria della Citta’, completamente prosciugate: scuole e ponti da mettere in sicurezza, rete antincendio da estendere, monumenti e immobili da restaurare, ma al Comune da cinque anni non arriva più un centesimo.
Per la prima volta, nella trasmissione “Off the Report” andata in onda su Rai Tre domenica scorsa, l’ex Presidente del Magistrato alle Acque, un ex componente del Comitato tecnico di Magistratura e un anonimo Ingegnere dello stesso CVN denunciano: per le cruciali e delicatissime “cerniere”, che devono connettere le paratoie e i cassoni delle dighe mobili, è stata
scelta una tecnologia che garantisce meno sicurezza, funzionalita’ e stabilita’ del sistema, ma favorisce le imprese legate alla Mantovani SpA. Ma, in questo opaco intreccio di ruoli, in permanente conflitto d’interessi, chi controlla la realizzazione del progetto Mo.S.E. ? Chi verifica la correttezza dell’operato del Consorzio Venezia Nuova ? Che cosa stanno facendo con i nostri soldi alla nostra Citta’ ? Il consigliere della Lista “in comune” Beppe Caccia ha chiesto, con un’interrogazione urgente, che il sindaco Orsoni pretenda una risposta a queste domande dal Governo nazionale e che il Comune si riprenda un ruolo
da protagonista in materia di Salvaguardia.
Qui il testo integrale del documento in pdf: Interrogazione sul Mose