Barletta, 8-9 novembre. La Sala Consiliare della città di Barletta, proprio di fianco lo storico Teatro Curci,è piena. A riempirla zerowasters italiani, attivisti contro l’incenerimento dei rifiuti da tutta Europa e cittadini della BAT provincia che, insieme, cercano di fare un’analisi di un fenomeno che, alla luce delle direttive dell’Unione Europea circa la costruzione e mantenimento in attività di impianti di incenerimento, è in aumento: bruciare i rifiuti urbani, speciali e tossici nei cementifici, che sembrano vedere di buon occhio una fonte economica di “materiale” con cui creare i propri prodotti. Ma quali sono le conseguenze per la comunità?
L’evento, organizzato dal Movimento Legge Rifiuti Zero, Zero Waste Italy, Zero Waste Europe e GAIA(Global Alliance Inceneritor Alternatives), con la presenza di cinque delegazioni internazionali – Slovenia, Bulgaria, Spagna, Serbia, Inghilterra -, gli interventi di Paul Connett, Rossano Ercolini, Enzo Favoino, Massimo Piras e Mariel Vilella e i gruppi di attivisti del panorama pugliese, ha avuto l’obiettivo principale di promuovere la costruzione di un network fra quelle realtà internazionali di lotta di comunità ad un impianto di incenerimento all’interno di un cementificio, condividendo esperienze, informazioni e conoscenze.
Perchè Barletta?
Questa città, in cui il turismo è in crescita, vanta uno stupendo centro storico medievale di costruzioni di tufo e pietra bianca che svetta nel cielo azzurro, quando c’è il sole. Il castello Svevo guarda imponente la città e, se si sale sino in cima, offre un panorama completo: il mare, il centro storico che diviene via via sempre più moderno e che cresce in altezza, il cementificio che fuma. Questa presenza spiega anche lo strano odore nell’aria che, a seconda di come soffia il vento, si innesta tra le vie cittadine e copre quello di salsedine.
Costruito a ridosso dell’immediato spazio urbano abitato, il cementificio Buzzi Unicem è stato costruito nel 1910 e brucia rifiuti. Non solo quelli cittadini, denunciano gli attivisti di Barletta, ma anche quelli definiti speciali. Nonostante gli appelli alle istituzioni e le attività di protesta, nonché l’avvio della raccolta differenziata nel centro urbano e la proposizione di Rifiuti Zero come strategia alternativa all’attuale gestione dei rifiuti, il cementificio è ancora prosperamente in auge. Questo impedisce un futuro miglioramento dei dati sulla differenziata, le attività di riciclaggio e la qualità della vita dei cittadini barlettani in termini di salute e vivibilità ambientale.
Le giornate di conferenza La mattina di sabato 8 novembre è stata all’insegna dell’impianti di produzione di cemento. Coordinata da Vanessa Sansone di rifiuti all’interno di (Zero Waste Viterbo), che è poi stata la traduttrice ufficiale dell’intero evento, aprono il convegno Sabrina Salerno – del Movimento Legge Rifiuti Zero Puglia -, Rossano Ercolini – Presidente di Zero Waste Italy e vincitore del Goldman Prize 2013 – e Mariel Vilella – referente di GAIA -, i cui interventi auspicano una creazione di un network di comunità che dal basso in una contesto locale, arrivino a creare una rete globale di collaborazione e condivisione di esperienze.Successivamente prende la parola Agostino di Ciaula, medico di Isde – proveniente da Modugno (BA), comunità in cui si è sconfitta la minaccia di costruzione di un inceneritore -, che illustra i rischi sanitari derivanti dalla combustione dei rifiuti nei cementifici. Sul medesimo argomento interviene anche il prof. Paul Connett, della St Lawerence University (NY), noto comunicatore e scienziato Zero Waste.
Per concludere la mattinata, il focus della discussione passa ad alcune realtà italiane in lotta contro la combustione di rifiuti e che propongono Rifiuti Zero come alternativa: intervengono Roberta Forte, vicesindaco di Galatina (LE); Francesco Caravella membro del Movimento Legge Rifiuti Zero Puglia e referente per l’associazione Capitanata Rifiuti Zero di Foggia; Paola Nuti, dall’Umbria, rappresentate del Comitato per la tutela ambientale della Conca Ecubina; Francesco Miazzi del Comitato Popolare “Lasciateci respirare”. Sono inoltre intervenuti rappresentati di altre realtà pugliesi come gli attivisti del comitato No Raddoppio Inceneritore Corretta Gestione dei Rifiuti – Corretta Gestione dei Rifiuti di Massafra (TA) e i membri di Artemia Salina di Margherita di Savoia (Bat), Comune aderente a Rifiuti Zero.
Se nella mattina vi è stata una rassegna di battaglie ed iniziative nel panorma italiano – con un focus particolare al contesto locale pugliese -, il pomeriggio è stato all’insegna della condivisione delle esperienze internazionali in questo senso. Coordinato da Ercolini e Vilella, Josè Luis Conejero (Reixac anti incinerator) prende la parola a nome dello Spanish Network against the Incineration in Cement Kilns, spiegando la situazione in Catalogna e in Spagna riguardo alla combustione di rifiuti nei cementifici (35 impianti lo fanno in tutto il Paese) e riguardo l’impianto della compagnia franceseLafarge di Montcada, la comunità in cui lui agisce. Da far presente lo shortfilm “Arcangéles” prodotto dagli attivisti, in cui – con amara ironia – si accostano i danni alla salute dovuti all’incenerimento ad una invasione zombie.
Dalla Slovenia, Uros Marcel (Eko Krog) racconta della lotta condotta contro l’incenerimento di rifiuti nel cementificio – ancora una volta di proprietà Lafarge – della sua regione, Zasavje, che, essendo in una valle, dovrà convivere con il ristagno delle emissioni nell’aria.
Il referente per Zero Waste Serbia, Branislav Despotov, denuncia la politica del suo Paese circa la gestione dei rifiuti, che ha visto negli ultimi dieci anni crescere notevolmente l’incenerimento dei rifiuti – soprattutto nei cementifici – come strumento privilegiato.
Dall’Inghilterra, Lilian Pallikaropoulos, presidente di Rugby in Plume, racconta delle iniziative proposte dal suo comitato nella protesta contro CEMEX, che ha costruito un impianto di produzione di cemento – dove si bruciano rifiuti – letteralmente alle immediate porte della città.
Ma qual’è l’azione più direttamente efficace che i comitati cittadini di protesta possono portare avanti? Zero Waste sembra essere lo strumento ideale, applicabile ad ogni contesto geografico, sociale e urbano. Coordinata da Patrizia Lo Sciuto (vicepresidente di Zero Waste Ialy), nella seconda parte del pomeriggio Enzo Favoino (Scuola Agraria del Parco di Monza) e Paul Connett spiegheranno i tratti e le sfide principali della strategia Zero Waste, in termini scientifici e di lotta sociale. Successivamente, Erika Oblak (Zero Waste Slovenjia) racconta dei primi passi fatti da Lubjiana, divenuta a settembre scorso la prima capitale europea ad aver aderito alla strategia Zero Waste; mentre Massimo Piras (Movimento Legge Rifiuti Zero) denuncia i rischi di cedere all’idea di conferire i rifiuti nei cementifici, trovata allettante da molti amministratori e presentata ancora più tale dagli stessi cementifici che non disdegnano l’idea di avere a disposizione un economico materiale di produzione.
Il dott. di Ciaula, spiega poi la situazione riguardo i dati sulle emissioni, l’inquinamento, la raccolta differenziata, il riciclaggio e il compostaggio – ricordiamo che la Puglia è una regione a prevalente vocazione agricola, oltre che turistica – del contesto pugliese, in una panoramica generale circa la linea seguita dalla leadership politica.
Per concludere la densa giornata di interventi, Franco Matrone (Movimento Legge Rifiuti Zero) illustra cosa comporterà l’applicazione dell’ormai Legge Sblocca Italia, concentrandosi sugli articoli 33, 35 e 38, i quali andranno non solo a favorire l’incenerimento dei rifiuti – nonostante le direttive europee – ma interferiranno con il concetto attuale di governance del territorio e di potere decisionale del cittadino rispetto al proprio territorio.
La mattina del 9 novembre è stata invece all’insegna della discussione e di promozione di idee ed iniziative in ordine di creare un network grassroot ed internazionale che riunisca tutte quelle realtà che operano contro l’incenerimento di rifiuti nei cementifici e negli impianti di trattamento termico. Fra i risultati più importanti, citiamo l’invito a creare una mailinglist di contatti interessati, la redazione di una sorta di “manifesto di Barletta” e la proposta di organizzare una secondo convegno in un’altra località in Europa. Sono stati inoltre proposti alcuni punti su cui questo futuro network (ma anche gli stessi comitati nella propria azione locale) potrebbe indagare, come cosa potrebbe comportare vivere in un edificio fatto di cemento prodotto da ceneri di rifiuti a livello di salute, se questi materiali sono resistenti come il cemento tradizionale (analizzare i casi in cui edifici si sgretolano o cadono facilmente), capire modalità di interazione con le amministrazioni competenti in ordine di creare una collaborazione in cui si promuovano alternative. Il network dovrebbe inoltre consentire una produzione di conoscenza tecnica-scientifica di un certo tipo di neutralità, elemento che certi studi condotti da laboratori privati spesso non hanno, poichè facilmente influenzabili dai poteri forti.
In conclusione, l’esito positivo di questo primo convegno ha avuto come risvolto principale quello di dimostrare la volontà di tutti gli attivisti internazionali presenti di creare un network grassoroot, conazione locale-globale, inserito nel panorama Zero Waste. Il condividere informazioni, conoscenze ed esperienze è sentita come una necessità, un pilastro portante nel portare avanti una battaglia, che contribuisce a determinare l’empowerment di una popolazione, accrescendone la consapevolezza sul proprio territorio. L’isolamento di una comunità è visto come controproducente: la rete permette non solo l’acquisizione di maggiori informazioni e contatti, ma anche una maggior circolazione diexpertise e know how, fondamentali per la conduzione di un tipo di lotta che, anche se grassroot, contribuisca a produzioni scientifiche e confronti tecnici. Questo, inoltre, permette l’inquadramento delle azioni di un comitato locale come positive e propositive, caratterizzandosi come movimento portatore di alternative.
a cura del Comitato Lasciateci Respirare di Monselice