COME UN PROGETTO DI VARIANTE MIGLIORATIVA AL PIANO DI ADEGUAMENTO PUO’ DIVENTARE DI FATTO UN AMPLIAMENTO E ALLUNGAMENTO DELLA VITA DI UNA DISCARICA.
a cura del comitato Lasciateci Respirare di Monselice – Di che cosa stiamo parlando? Della discarica tattica regionale di S. Urbano in provincia di Padova. Una breve cronistoria: La discarica di Sant’Urbano è attiva dal 1990 e occupa una superficie di 570 mila metri quadrati. Il volume dell’impianto e di quasi 4 milioni di metri cubi e la struttura riceve in media ogni giorno 500 tonnellate di rifiuti assimilabili. La discarica soddisfa le emergenze dell’intero territorio regionale ed è ufficialmente la “discarica tattica” veneta: All’interno del complesso è in via di ultimazione anche un nuovo impianto di selezione, compostaggio e stabilizzazione dei rifiuti che sarà del tutto automatizzato.
A Sant’Urbano sono attivi anche quattro gruppi motore che funzionano con il biogas prodotto dagli impianti della discarica, per una potenza totale di quasi 3 mila e 500 Kilowatt. La discarica è gestita dalla Società Gea, che fa parte della Green holding e gestisce anche l’impianto di San Martino di Venezze in provincia di Rovigo. Sulla struttura è stata portata a buon termine nel 2006 la valutazione di impatto ambientale, ma già da tempo sono state ottenute le certificazioni europee. Per quanto riguarda invece il “boschetto di compensazione” che doveva essere piantumato in paese, con un totale di circa 2000 piante, se ne può vedere una parte vicino alle piscine di Ca’ Morosini. In via Ca’ Nove, fra l’impianto sportivo e il plesso scolastico, sorgono due filari di alberi. A questo proposito va ricordato che proprio ad ottobre di quest’anno un filone dell’inchiesta Mose ha portato ad un arresto e a cinque indagati tra cui l’ex sindaco di Sant’Urbano in quanto ben 3,5 milioni di euro destinati alla creazione di un bosco di compensazione riguardante anche la discarica di Sant’Urbano sono stati “inghiottiti” da società pubbliche e private. Va ricordato inoltre che proprio di recente è stato approvato il progetto di rinaturalizzazione del Bacino Anconetta, tra i comuni di Sant’Urbano e Vighizzolo d’Este, dove ci sono 30 ettari di terreno in cui verranno piantati un enorme numero di alberi per un importo di 500 mila euro, finanziati dalla Regione Veneto.
Che cosa viene conferito in questa discarica? Inizialmente la maggioranza erano rifiuti urbani, nel 1996 i rifiuti urbani erano 122.910,06 tonnellate e i rifiuti speciali 18.100,74 tonnellate per un totale di 141.010,80 tonnellate annue, nel 2013 i rifiuti urbani sono calati a 7.079,65 tonnellate e i rifiuti speciali sono saliti a 112.161,52 tonnellate per un totale di 119.241,17 tonnellate annue. Come si può vedere il tipo di rifiuto è completamente cambiato e di conseguenza la sua provenienza che stando al tipo di discarica dovrebbe essere regionale; qui il condizionale è d’obbligo.
Ma in che cosa consisterebbe questa variante migliorativa al piano di adeguamento? il tutto ci è stato presentato dai consulenti tecnici della Società Gea in un incontro pubblico tenutosi il 6 novembre scorso alle ore 20 presso la sala civica di Carmignano (località nel comune di Sant’Urbano). In sostanza l’intervento, che hanno tenuto a precisare non è una messa in sicurezza (quindi non indispensabile) consisterebbe non solo nel ripristinare le pendenze che a causa del ricompattamento non uniforme dei rifiuti nel tempo si modificano ma di aumentarle dal 5% attuale all’ 8% per migliorare il deflusso dell’acqua piovana, il tutto andrebbe completato con la posa di una membrana drenante e impermeabilizzante, in termini tecnici una geomembrana in polietilene ad alta densità HDPE, che a quanto ci è stato detto è il massimo dell’impermeabilizzazione. Come ottenere il tutto? Conferendo in discarica 890.000 metri cubi di rifiuti allungando di 7 anni la vita della discarica e innalzando la quota massima della discarica di 5 mt. Alla domanda se c’era un altro modo e altri materiali per ottenere lo stesso risultato, è stato risposto: certamente, con la terra ma ci costa troppo, la Gea è un’impresa e deve curare i suoi interessi. (faccio presente che è normale pratica nella gestione delle discariche ripristinare le pendenze e mantenere un buon deflusso dell’acqua con terra di riporto e impermeabilizzando con adeguate membrane). Che ricaduta ambientale hanno gli interessi di Gea sul territorio dei comuni limitrofi?
Nell’area sono presenti i seguenti punti di emissione in atmosfera: due camini asserviti al recupero energetico del biogas effettuato dall’impianto gestito da Gea composto da due motori; un camino asservito ad un impianto da due motori adibiti alla produzione di energia gestiti dalla ditta esterna
SADI Servizi Industriali (comunque facente capo a Gea); due torce in serie della potenzialità di 1500 mc/ora funzionanti in automatico a servizio dell’esubero del biogas disponibile; una torcia di sicurezza attivabile manualmente in caso di emergenza, mediamente nell’impianto vengono prodotti e bruciati 13 milioni di mc di biogas all’anno. Che cosa produce questa combustione? Da una tabella che troviamo all’interno del progetto che è stato presentato risultano le seguenti quantità di sostanze emesse:
Polveri PTS = Polveri Totali Sospese
NOX = Miscele di Ossido di Azoto
N2O = Ossido di Azoto
CH4 = Metano
CO = Monossido di Carbonio
NMVOC = Composti chimici Volatili
NH3 = Ammoniaca
La colonna VM sta ad indicare le emissioni che ci saranno con la variante migliorativa La colonna P.D.A. Sta ad indicare le attuali emissioni con il piano di adeguamento
Senza contare le 3,78 t/anno di COT (Carbonio Organico Totale) che comprendono tutti gli inquinanti derivati dalla incompleta combustione del metano che sono principalmente: formaldeide e benzene, sostanze che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha inserito fra gli agenti cancerogeni e gli idrocarburi che hanno noti effetti negativi sull’ambiente (alta tossicità per alcuni organismi acquatici ed uccelli, contaminazione dei raccolti agricoli) e sulla salute umana. Detto questo, c’è ancora chi è convinto che bruciare biometano non inquini o inquini meno e che la produzione di energia da combustione di biometano sia energia rinnovabile e pulita. Pensate che si può affermare con una certa approssimazione che sulla base del Biogas bruciato (circa 8,5 milioni di mc) e del contenuto medio di metano (tra 50 e 65%), un cogeneratore di quasi 1 MW brucerà un quantitativo di metano equivalente a quello di circa 3.500 case di oltre 100 mq di superficie (consumo annuo di circa 1600 mc), ma con emissioni concentrate in un solo punto.
Se a tutto questo aggiungiamo l’impatto odorigeno che una discarica di queste dimensioni ha nel territorio circostante (problema che non viene mai menzionato nelle relazioni tecniche presentate), una media giornaliera di 25 autocarri in entrata e altrettanti in uscita e il rischio idrogeologico di un territorio, in cui insiste la discarica, attraversato non solo dall’Adige ma anche da una fitta rete di canali in emergenza esondazione nei periodi di maggiore piovosità (fenomeni sempre più accentuati dai cambiamenti climatici in corso), ci rendiamo conto di cosa vuol dire allungare di sette anni la vita di questa discarica cioè portarla dal 2019 termine previsto per l’esaurimento al 2026, con il rischio che, creato un precedente autorizzativo, in prossimità della nuova scadenza la Società Gea presenti un nuovo progetto di variante migliorativa.
E’ senza dubbio legittimo che un’impresa qual’è la Società Gea debba guardare al proprio profitto, sicuramente è così visto che, da dati di Legambiente, conferire in discarica nelle regioni del Nord Italia costa circa 200 € a tonnellata (65€ in Belgio, 20-30€ in Olanda, 3,5€ in Portogallo) se a questi poi si aggiungono gli incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili e la vendita in rete dell’energia prodotta, ma è sicuramente altrettanto legittimo che Comitati e cittadini difendano il proprio territorio e la propria salute da azioni del tutto speculative.
Comitato Lasciateci Respirare di Monselice