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Rischio Grandi navi il nuovo canale aumenta l’erosione

Luigi D’Alpaos spiega il «no» allo scavo del Contorta «In laguna bisogna intervenire in modo naturale»

«Un nuovo canale per le Grandi Navi in laguna avrebbe effetti disastrosi per l’erosione, che è già a livelli di emergenza. Io non ho dato e non darò il mio consenso». Luigi D’Alpaos, ingegnere idraulico dell’Università di Padova, è uno dei maggiori esperti di idrodinamica lagunare. Ieri, invitato dal Comitato No Grandi Navi, ha spiegato per la prima volta, davanti a una platea numerosa e attenta, i suoi studi sull’erosione della laguna e la sua opinione sul traffico delle grandi navi. Sala San Leonardo stipata all’inverosimile, comitati ma anche tanti cittadini curiosi di sapere l’opinione della scienza sui nuovi grandi progetti sul tappeto. Il presidente del Porto Paolo Costa aveva annunciato uno studio favorevole di D’Alpaos all’ipotesi di scavare un nuovo canale (il Contorta Sant’Angelo) per mettere in comunicazione Fusina con la Marittima. Ma ieri il professore ha smentito. «Ho consegnato tre pagine e non uno studio, in cui dicevo quello che dico oggi: cioè che scavando un nuovo canale si aumenterebbero i fenomeni di erosione e la perdita dei sedimenti, che per la laguna è già un’emergenza». D’Alpaos ha ricordato i suoi studi sul canale dei Petroli quando giovane ingegnere assistente del luminare Ghetti aveva esposto al Magistrato alle Acque i suoi dubbi sullo scavo del nuovo canale dei Petroli, nel 1969. La tesi di D’Alpaos è che canali artificiali di quel tipo, oltre a modificare l’equilibrio idraulico provocano un progressivo interramento dei canali e l’erosione delle barene. «La stessa cosa si ripeterebbe per il Contorta», dice D’Alpaos. Le grandi navi che hanno carene paragonabili a quelle dei canali che percorrono, ha detto ancora l’ingegnere, «non vanno d’accordo con la laguna».

I guai, ha proseguito D’Alpaos, sono cominciati con la costruzione dei moli foranei. Da allora la quantità dei sedimenti in uscita in mare non è stata compensata da quelli che naturalmente entravano, per la modifica della morfologìa. D’Alpaos ha anche criticato la costruzione delle barene artificiali, in corso da parte del Consorzio Venezia Nuova. «Quelle non sono barene, sono aiuole fiorite», ha detto tra gli applausi, «bisogna invece intervenire in modo naturale, riducendo le onde, che spostano i sedimenti, difendendo le barene e aumentando l’apporto che viene dai fiumi». Il problema della laguna oggi è quello che tra pochi decenni sarà ridotta a un braccio di mare, senza più terre emerse e senza più difese. problema opposto a quello di tre secoli fa. Dibattito, applausi. «Continuiamo la battaglia in difesa della laguna e contro le grandi navi», ha concluso il portavoce Silvio Testa.

Tratto da:
La Nuova di Venezia del 28 febbraio 2012