di Riccardo Bottazzo
Solo fino a qualche anno, azzardarsi a ventilare di un “parco della laguna”, in quest’isola dalle case colorate, significava scatenare una rissa in stile far west. I buranelli, si sa, è gente che va per le spicce e che non te le manda a dire per interposta persona. Un po’ come parlare di un certo gatto al quale, vai a capire il perché, hanno innalzato un monumento dall’altra parte della laguna di Venezia. Uno di quegli argomenti insomma, di cui puoi parlare a casa tua ma non a casa loro, se tieni ai denti e al quieto vivere. Altri assessori, altri parchi, in quest’isola dipinta come un arcobaleno non sono nemmeno riusciti a sbarcare. Gianfranco Bettin invece ce l’ha fatta. Non soltanto è riuscito a parlare del parco a due passi da piazza Galluppi, ma si è preso pure i suoi applausi finali, dopo aver sostenuto un lungo dibattito dentro una ex chiesa delle Cappuccine strapiena di gente. Un dibattito, e non poteva essere altrimenti, acceso e… colorato proprio come le case di Burano. Un incontro, questo svoltosi nel pomeriggio di giovedì primo marzo, cui l’assessore all’Ambiente del Comune di Venezia arriva dopo un lungo e, immaginiamo, faticoso lavoro di cucitura con le tante realtà che, direttamente o indirettamente, avranno a che fare col futuro parco. “Il percorso per la costruzione del parco della laguna nord – dirà all’assemblea l’ambientalista – non può che essere un percorso partecipato. Non vogliamo lasciare ai margini nessuno se non coloro che vedono la laguna solo come un oggetto di speculazione”.
Un lavoro, dicevamo, lungo e paziente che alla fine è sbocciato come un fiore in questo anticipo di primavera. Infatti, è stata la stessa cooperativa San Marco che riunisce i pescatori di Burano – e già questa sarebbe una notizia da prima pagina – ad invitare Bettin ad un dibattito in isola per avere chiarimenti sulle varie ipotesi che ruotano attorno al parco.
“Sino a ieri, l’idea di un parco non ci è mai piaciuta troppo – ha ammesso il presidente della cooperativa, Luigi Vidal -. Temevamo pesanti ripercussioni e ulteriori vincoli sulla nostra attività lavorativa. Adesso cominciamo a vedere le cose in maniera differente grazie alle ampie rassicurazioni che l’assessore Bettin ci ha dato. E’ sotto gli occhi di tutti che la nostra isola vive un periodo di crisi. Lo spopolamento, innanzitutto. Quando ero un ragazzino, qui vivevano 6 mila e 500 persone. Oggi siamo in meno di 3 mila. Anche la pesca è in crisi, pur se continuiamo a mantenere un fatturato di 5 milioni di euro all’anno. In questo contesto, se il parco potrà essere non un ostacolo ma un vantaggio… allora ben venga”.
“Il problema sta tutto su quale parco vogliamo costruire – ha argomentato Bettin -. Il 2 novembre 2010, con il Piano Regolatore Generale, La Regione Veneto ha approvato solo il perimetro del parco ma i contenuti dobbiamo deciderli assieme. Dentro il termine ‘parco’ oggi ci sono solo attese, speranze e anche paure. E’ evidente che il parco della laguna nord non può essere un parco tradizionale come, ad esempio, quello realizzato in un’area selvaggia e scarsamente abitata come le Dolomiti. Qui il parco deve essere uno strumento adatto a valorizzare quello che già c’è e che corre il rischio di scomparire. Non mi riferisco solo al paesaggio o all’ecosistema ma anche alla cultura, alle tradizioni della gente che da secoli ha vissuto la in questo ambiente e che qui vuole continuare a vivere. Ho sempre pensato al parco come un sistema capace di fornire opportunità e non nuovi problemi. Oggi la laguna vive una situazione paradossale: di vincoli e di strumenti di tutela ce ne sono a bizzeffe, vuoi di matrice comunitaria o vuoi regionale o statale. Strumenti di tutela che, alla fin fine, sono spesso raggirati e che, non soltanto finiscono per non tutelare nulla, ma che non offrono nessuna reale opportunità. Il parco serve proprio a sbloccare questa situazione. Non mi interessa costituire un nuovo marchio per portare lance colme di turisti e ricreare anche qui quel meccanismo perverso che ha snaturato tanti quartieri di Venezia. Il parco deve essere uno strumento di crescita e di difesa della gente che qui abita e che è parte integrante della sua laguna”.
Se i cacciatori o i pescatori, spiega l’assessore, temono per le loro attività, si mettano il cuore in pace. Nel futuro parco della laguna nord, caccia e pesca saranno regolati, domani come oggi, dagli appositi piani, faunistici e di gestione delle risorse alieutiche che, nel bene o nel male, la Regione Veneto vara ogni anno.
“La laguna nord è l’unica laguna ancora rimasta quasi intatta – continua Gianfranco Bettin -. Il canale dei petroli e altre grandi opere hanno oramai trasformato le barene a sud di Venezia in un braccio di mare aperto. Tutelare e sostenere quest’area nel suo complesso, intendo non solo preservarne la flora o la fauna, ma anche le antiche comunità che vivono al suo interno, è un’operazione che non può più essere rimandata”. “Il parco deve darci l’opportunità di consentirci interventi eccezionali in un contesto che è eccezionale ma che negli ultimi cinquant’anni, di eccezionale ha avuto solo una serie di leggi di tutela ambientale non sempre rispettate – sostiene l’assessore -. Dobbiamo utilizzare uno strumento di fortissimo impatto per spostare in questo territorio risorse che ci consentano di rigenerare la laguna e la civiltà lagunare. Ecco perché affermo che i primi custodi e i primi gestori del futuro parco dovrà essere la gente che dentro il parco ci vive e che, proprio grazie a questo nuovo strumento, potrà veicolare bisogni e ragioni, e farle valere anche nei confronti di una autorità regionale o statale non sempre disponibile ad ascoltare la loro voce”.
Il parco della laguna nord, concludendo, non sarà un museo ma uno strumento per difendere quello straordinario ed unico patrimonio di ambienti, di arte, di cultura, di conoscenze, di storie, di vita che è la laguna di Venezia. Quel che ne rimane.