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Referendum sul parco. Un rischio ma anche una grande opportunità

A scanso di intoppi burocratici, a dicembre saremo chiamati ad esprimerci nel referendum consultivo sulla delibera che istituisce il parco. Un rischio? Sicuramente. E non ci riferiamo solo ad una maggioranza di contrari, ma anche a una percentuale troppo bassa di non votanti, oppure ad uno “scollamento” tra isolani schierati in massa per il No e veneziani tutti favorevoli.

Perché allora l’amministrazione comunale, su pressione dell’assessore Gianfranco Bettin, ha accettato il confronto referendario quando avrebbe avuto i numeri in aula per respingere la richiesta dell’opposizione?

La risposta sta tutta sull’idea di parco per la quale ci siamo battuti.

Innanzitutto, per come è nato e per come si è sviluppato – oltre che per il particolarissimo sistema che vuole tutelare e che è un melting pot più unico che raro di natura e di interventi umani, di acqua dolce e di acqua salata, di cultura e di storie, di terra e di mare – il nostro parco deve necessariamente nascere da un processo costitutivo allargato e partecipato. Mettiamocelo bene in testa che senza Burano e i suoi abitanti non c’è parco. Certo, i pareri di biologi, archeologi, storici, ingegneri idraulici sono importanti, ma questo parco deve essere anche il parco della gente che ci vive e che, nella laguna, trova sostentamento. Bisogna parlare, discutere, litigare, ascoltare, far partecipare tutti gli attori che quotidianamente recitano sul palcoscenico lagunare. Dai cacciatori ai pescatori, dagli operatori del turismo a chi lavora nei cantieri tradizionali, sino a chi nelle isole semplicemente ci dimora.

Questo passo è un sine qua non. Gianfranco Bettin lo ha compreso bene e proprio per questo ha accettato la sfida del referendum. Superata la rozza bagarre scatenata in aula consiliare da Lega e Fratelli d’Italia, forti dell’appoggio di un piccolo gruppo di irriducibili cacciatori, adesso è il momento anche per gli oppositori di riflettere e di proporre qualche ragione migliore se vogliono costruire una seria piattaforma contraria al parco. Proposte che, ci si augura, faranno crescere il livello del dibattito, contribuendo ad innescare quel processo partecipativo che, lo abbiano già sottolineato, è indispensabile per fare da volano al progetto.

Lo ha ribadito ancora l’assessore Bettin che ieri pomeriggio ha partecipato ad una riunione al museo di Storia Naturale indetta da Giannandrea Mencini, Vas, e  Gigi Lazzaro, Legambiente, con i firmatari dell’appello per il parco, sottoscritto anche da Eco Magazine. Appello che ha avuto il merito, proprio nel momento più caldo del dibattito consiliare, quando la discussione democratica aveva lasciato spazio a minacce, vandalismi e scritte offensive, di ricordare che c’era una Venezia, viva e ambientalista che era favorevole al parco e non aveva paura di farlo sapere.

“Col referendum potremo tornare a parlare di cose concrete – ha spiegato l’ambientalista – e non perderemo più tempo a rispondere su fantasmi e vaneggiamenti. Potremo confrontarci sull’idea che abbiamo di laguna e di come vogliamo tutelarla. Perché, dietro quello sparuto e chiassoso gruppetto di pochi cacciatori estremisti, c’è una potente e trasversale lobby che non vuole il parco per le stesse ed opposte ragioni per cui noi lo vogliamo. Se salta la nostre idea di tutela ambientale infatti, passa un percorso diverso di sfruttamento e di, passatemi il termine, showbusinessazione della laguna”.

E qui si innesta il secondo motivo per cui il referendum sarà anche una grande opportunità. A maggio a Venezia si voterà per le amministrative. Il referendum di dicembre sarà una occasione per ricompattare quello schieramento civico e ambientalista che tra mille difficoltà e disordini interni ha saputo dare vita ad operazioni come quella di Poveglia, la battaglia contro le Grandi Navi (a proposito, sabato 7 alle 13 tutti a piazzale Roma!) e realizzare il parco. Insomma, il referendum potrà essere uno strumento utile per disegnare insieme una più ampia idea di città. Abbastanza vicino alla scadenza elettorale per non perdere lo slancio, ma anche sufficientemente lontano per non farci intrappolare da logiche di liste e di alleanze.

Per l’intanto, e questa è un concetto condiviso da tutta l’assemblea, Venezia è salita sul treno giusto. Certo, è solo un parco di interesse locale, ma in questo modo, e per la prima volta, il nostro consiglio comunale che è anche l’organo più vicino ai cittadini, può dire la sua sulla laguna delle mille altre competenze. Certo, è solo il parco della laguna nord e lascia “scoperta” la parte sud di un unico sistema morfologico che non è scomponibile, ma è solo un primo passo e nulla vieta domani di estendere le stesse tutele/opportunità anche alla parte meridionale. Certo, il parco non può imporre vincoli ma può impuntarsi per far rispettare quelli che ci sono, e che oggi sono puntualmente disattesi.

Insomma, come ha ripetuto più volte Bettin, il rischio inerente al parco è solo quello di non riuscire a cogliere tutte le opportunità che esso comporta. E per non perdere queste opportunità è bene ricordarci sin da subito che abbiamo un referendum da vincere e poco tempo da perdere.